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13/10/2017 04:45:00

La legge elettorale e l’ius soli: urgenze diverse

  di Leonardo Agate

 A Roma

 al solito tutto male. La sede del Parlamento e del Governo annaspa tra promesse mancate e ipocrisie diffuse. Si fa un gran parlare della necessità di approvare la legge cosiddetta dello ius soli, per distogliere l’attenzione da questioni più urgenti, e non solo. I partiti che vorrebbero approvare al più presto la nuova legge sperano, senza dirlo, che i nuovi cittadini voteranno per loro. Ma come si andrà a votare ancora non è chiaro. La Camera oggi inizia la discussione del Rosatellum, il cui testo è una vera e propria fregatura del M5S, che non intende preventivamente allearsi con altri partiti e quindi si troverà svantaggiato , se dovesse passare la proposta. Gli altri partiti, che accettano di allearsi, per il meccanismo perverso della proposta, otterrebbero in Parlamento un numero di eletti maggiore rispetto ai voti ottenuti in campo nazionale.

 Dopo le votazioni

 con la nuova legge, se dovesse essere approvata, l’unità delle alleanze andrebbe in frantumi al momento di formare il Governo. Ogni alleato vorrebbe più posti di ministro e di sottosegretario rispetto alla sua forza elettorale, e comincerebbero le liti, le incertezze sulla tenuta della maggioranza e sulla politica governativa in genere. Mentre i promotori del Rosatellum dichiarano che la proposta assicurerà maggiore stabilità all’esecutivo, il risultato sarà tutto il contrario.

 Il popolo sovrano ed elettore

 verrebbe tradito, perché non sarebbe rappresentato nelle aule parlamentari in base alle sue aspirazioni, e il divario tra il Palazzo e la piazza aumenterebbe, a tutto beneficio del provvisorio, che è la stabilità italiana.

 Ma non è detto che il Rosatellum sia approvato, così come proposto, perché sono stati già depositati alla Camera dei deputati 200 emendamenti, da parte di tutti i gruppi politici. Il governo potrebbe escogitare un emendamento - canguro per fagocitare il maggior numero di emendamenti presentati, ma non è sicuro che abbia la maggioranza al Senato per farlo approvare. Allora ha pensato che potrebbe respingere il metodo del voto segreto, in modo da far conoscere i nomi dei votanti secondo le indicazioni di partito, con buona pace dell’autonomia di coscienza dei parlamentari, prevista in Costituzione.

 Resta il mistero su quello che farebbe

il presidente della Repubblica

 se si vedesse spedita per la pubblicazione una legge che tradirebbe lo spirito della Costituzione, lui che è stato anche componente della Corte Costituzionale. La Costituzione gli consentirebbe di rispedire alle Camere il Rosatellum per una nuova deliberazione.

 Finora il presidente Mattarella si è comportato senza lode e senza infamia, nell’ambito dei limiti che la Costituzione gli assegna. E’ andato alle manifestazioni ufficiali, ha partecipato ai funerali di Stato, ha fatto alcuni viaggi, sempre accompagnandoli con frasi di circostanza.

 Di fronte all’eventualità che il Parlamento gli mandasse una legge che violerebbe la sovranità popolare avrebbe il coraggio di rispedirla indietro? Staremo a vedere di che pasta è fatto.