Si è chiusa la campagna elettorale, ieri i comitati, dei candidati all'ARS, erano vestiti a festa. Ognuno di loro pensa di avere consegnata, luedì 6 novembre, la vittoria. Musiche, canti, balli, comizi e dolcini con brindisi finale. Che poi, diciamolo, brindare prima non ha portato mai bene.
Che campagna elettorale è stata questa?
Certamente una campagna elettorale che non ha affrontato i temi cruciali della Sicilia, che ha strumentalizzato più volte la parola giovani, utilizzandola come un contenitore che poteva contenere tutto e il contrario di tutto.
Giovani per dire che hanno bisogno del diritto allo studio, del lavoro, della possibilità di creare le loro imprese. Ad ogni competizione vengono tirati in ballo, finiscono nel tritacarne . Strumento di una classe politica che si ricorda che sono i giovani la fetta più ampia di elettorato, non a caso.
E' stata una campagna elettorale che ha visto muro contro muro il movimento Cinque Stelle contro il candidato di centro-destra, Nello Musumeci. E via con la morale, con l'etica che pare stia solo da una parte, dall'altra solo impresentabili.
Una classificazione che poteva essere anche chiarificatrice per il mondo degli elettori, ma che alla lunga è diventata una farsa grottesca da sceneggiata napoletana.
Le liste sono composte per come ha indicato la legge, sarà il cittadino domani a scegliere chi votare, a chi conferire la propria fiducia.
Senza infamia e senza gloria i programmi di tutti gli schieramenti, troppo occupati a parlar male dei propri avversari politici, troppo presi dalle luci della ribalta, a sottolineare cosa, forse, non hanno fatto gli altri. Ma gli altri chi? E cosa vorrebbero fare adesso? La Sicilia che cambia, è il ritornello più cantato in questi ultimi trenta giorni. Nessuno che abbia spiegato cosa dovrebbe cambiare e come. I programmi se li sono tenuti stretti, tuttalpiù vi siete sentiti dire che erano leggibili sui siti dei candidati presidente.
Un gran vociare, tutti contro nesssuno, nessuno contro tutti. La ricerca disperata del voto ha spesso sortito ilarità, ironia spicciola.
E' stata la campagna elettorale che ha decretato la fine dei partiti politici, di ogni ordine e grado. Consiglieri comunali che hanno addosso una sigla e con una mano tengono i facsimili di un altro partito ancora. Perchè si sa, le poltrone sono importanti, le raccomandazioni pure. Ma voi sentirete solo parlare di buona politica, tanto è buona, questa politica, che si preferisce tenere i piedi in due scarpe.
In fondo la campagna elettorale serve anche a distogliere l'elettore dalle criticità esistenti, dai veri problemi della Regione, per richiamarli sul “farò” del dopo elezioni.
Non sono mancate le punte di violenza verbale, la perdita di bon ton nel non inveire verso il competitor, nel non entrare nella sfera così privata e intima di un dolore del tutto personale.
Ed è questa campagna elettorale che rende chiaro il quadro di quello che è la società politica siciliana, priva di grandi contenuti, priva di arte oratoria che fa della politica quella con la P maiuscola, priva di confronti su programmi e su idee di sviluppo.
Sarebbe stata una grande opportunità per l'Isola quella di un confronto diretto e pubblico tra i tre big della politica italiana: Silvio Berlusconi, Matteo Renzi, Beppe Grillo.
Niente. E' più facile che si incontrino per caso a Central Park.
Una campagna elettorale con tanto di strategia di marketing, per qualcuno fatta alla buona. Tanto caseggiato e poca, pochissima, comunicazione azzeccata. Una rincorsa di comunicati stampa dal gusto tipico di “lista della spesa”, una foto su facebook, un tweet e sorrisi ammiccanti per tutti.
E' la fiera del minimalismo, del non entusiasmo, della pochezza.
Manca drammaticamente la visione d'insieme della Sicilia, manca a destra come a sinistra, e manche anche ai Cinque Stelle. E se non manca vorrà dire che tutti gli schieramenti sono stati delle ciofeche della comunicazione. Nessun pensiero lungo ma tutto finalizzato al 5 novembre, nessun progetto di società su cui costruire l'innovazione e lo slancio economico.
E il silenzio elettorale di oggi è necessario, perchè avere delle regole da osservare è già un punto fondamentale di partenza. Tutti oggi abbiamo necessità di depurarci, lontano dai messaggi invasivi a qualunque ora del giorno e della notte, lontani da mail che si sono impossessate del nostro cervello, lontano da spot elettorali che si piazzavano davanti i nostri occhi.
Almeno oggi si fermino i fiumi di parole e scorrano i flussi emozionali, lunedì avremo tutti a che fare con il futuro.