Il gip di Messina ha disposto la revoca degli arresti domiciliari per il neo deputato regionale Cateno de Luca, accusato di evasione fiscale sostituendo la misura con quella interdittiva del divieto di esercizio di posizioni apicali negli enti coinvolti nell'inchiesta. Per il giudice sussistono i gravi indizi di colpevolezza di De Luca ma si sarebbero affievolite le esigenze cautelari.
La settimana scorsa, dopo le continue esternazioni sui social del deputato il gip aveva disposto il divieto di comunicazione con l'esterno.
"E ora denuncio tutti" "Libero !". Cosi' sbotta su Facebook il neo deputato regionale Udc Cateno De Luca, dopo la decisione del Gip di Messina di revocare gli arresti domiciliari cui era sottoposto dal 7 novembre. Peraltro gli era stato interdetto l'uso dei social dopo il suo massiccio utilizzo sin dall'applicazione della misura cautelare. "E vaff... a tutte le forme di mafia compresa quella giudiziaria. Stiamo - avverte - denunciando tutti!".
A proposito delle dichiarazioni del neodeputato dell’Ars si è espressa in una nota Magistratura indipendente: «Esprimiamo solidarietà e vicinanza a tutti i magistrati del distretto di Corte d’Appello di Messina di recente destinatari di attacchi violenti volti a mettere in discussione l’onestà di tutta la categoria tacciata come corrotta», così esordisce la nota. «In particolare - prosegue la nota del gruppo di magistrati guidato da Antonello Racanelli e Giovanna Napoletano - è inaccettabile che un neoeletto rappresentante delle istituzioni siciliane, in costanza di detenzione domiciliare, ponga in essere, sia a mezzo social network sia all’interno di un Tribunale al termine di un processo a suo carico, condotte fortemente delegittimanti nei confronti della magistratura messinese definita "verminaio" e massonica».
«Chiediamo che la Giunta esecutiva centrale dell’Anm intervenga e prenda posizione a tutela della magistratura messinese in luogo della Giunta esecutiva sezionale, il cui intervento potrebbe prestare il fianco a strumentalizzazioni e soprattutto potrebbe pregiudicare l’immagine di terzietà di coloro che sono e potrebbero essere chiamati a pronunziarsi sulla condotta contestata al deputato», conclude la nota di Mi.