Il taglio ai vitalizi in Parlamento si è arenato. L'unico a perdere il vitalizio, tra i 2.600 erogati da Camera e Senato, sarà Vittorio Sgarbi, che ieri ha appreso dagli uffici della Camera di non poter cumulare l’assegno da oltre 5 mila euro con l’indennità che gli spetta quale neoassessore alla Regione Siciliana.
Per il resto, è fallito l’ultimo tentativo di far approvare entro la fine della legislatura la cosiddetta “proposta Richetti“, una legge che avrebbe portato al taglio dei vitalizi dei politici che si trovano in pensione. Matteo Richetti, deputato del PD e autore della proposta, ha tentato di far inserire la sua legge all’interno della manovra finanziaria. La sua richiesta, però, è stata dichiarata inammissibile. La “proposta Richetti” era stata approvata alla Camera lo scorso luglio e ora è ferma al Senato. L’unico modo di approvarla definitivamente adesso è che venga messa ai voti e approvata regolarmente, senza utilizzare la scorciatoia di un suo inserimento nella manovra. Al momento, però, della proposta non c’è traccia all’interno dell’ultimo calendario dei lavori del Senato, quello che arriva fino al termine dell’attuale legislatura.
La proposta Richetti avrebbe riguardato circa 2.600 ex parlamentari che ricevono in tutto 193 milioni di euro netti di vitalizio ogni anno. Non riguarda invece gli attuali parlamentari, che al raggiungimento dell’età pensionabile (per i parlamentari è tra i 60 e i 65 anni) non ha più diritto a un vitalizio, ma a una pensione calcolata in maniera molto simile a quella di tutto gli altri dipendenti pubblici. La proposta prevedeva di ricalcolare con il metodo contributivo l’importo dell’assegno pensionistico per gli ex parlamentari che sono andati in pensioni con regole molto più generose delle attuali.
Significa che gli ex parlamentari riceverebbero un assegno proporzionato ai contributi che hanno versato e non calcolato sulla percentuale dei loro ultimi stipendi, cioè calcolato con quello che si chiama “metodo retributivo”. Secondo i calcoli dell’INPS, questo avrebbe portato a una riduzione media del 40 per cento degli assegni pensionistici. Annualmente gli ex parlamentari sarebbero passati dal ricevere una media di 56.830 euro a una media di 33.568 euro (117 ex parlamentari che hanno avuto carriere particolarmente lunghe vedrebbero invece il proprio assegno aumentare). Lo Stato avrebbe risparmiato circa 70 milioni di euro l’anno grazie a questa operazione.