"L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto, ove non miri a preparar l'avvenire"
È l’epigrafe che si trova sul frontone del teatro Massimo di Palermo. Di autore ancora ignoto, ma, dal momento che racchiude perfettamente il mio pensiero rispetto al teatro, potrei tranquillamente averla scritta io, magari in una mia vita precedente. Mi presento e rispondo all’avvocato Giacomo Frazzitta che qualche giorno fa ha pubblicato su tp24 una sua riflessione sulla cultura a Marsala.
Salve, sono Katia Regina, la supponente, dunque presuntuosa nella mia sdegnosa e arrogante superiorità. Aggiungo inoltre che, come diceva Pino Caruso, ... non conosco l’invidia perché la mia presunzione la sovrasta: penso di avere più motivi per essere invidiato che per invidiare.
Anche io, come l’avvocato Giacomo Frazzitta, credo che Marsala abbia un fermento culturale di cui andare orgogliosi: eventi, rassegne, spettacoli, concerti, incontri con l’autore, che rende la nostra città una realtà da prendere ad esempio... A differenza dello stesso, però, non credo che siamo ottimi detrattori di noi stessi. Direi piuttosto che siamo bravi nell’essere detrattori di ciò che non facciamo noi stessi.
Ero una delle sparute persone che hanno partecipato al primo spettacolo della rassegna teatrale curata da Moni Ovadia. Ma su questo ho già scritto (leggete qui). Senza troppi sofismi vorrei, però, entrare nel merito della sua riflessione, ossia il suggerimento di affidare la direzione artistica dei teatri marsalesi alla Compagnia Sipario, il cui merito indiscusso consiste nella capacità di riempire le poltrone dell’edificio. Suggestiva proposta che risolverebbe d'emblée l’insopportabile necessità di valutare le competenze rispetto ai titoli acquisiti e riconosciuti istituzionalmente. Per estensione concettuale, si potrebbe suggerire l’intitolazione del teatro comunale a Giuseppe, il solerte custode del piccolo teatro di Marsala, ché tanto chi lo conosce ‘sto maestro Eliodoro Sollima.
Il cartellone della nuova direzione artistica garantirebbe successo di pubblico, come accade ogni anno, niente sperpero di pubblico denaro, come accaduto con la pallosa Filumena Marturano. Perché a Marsala tutto il grande fermento artistico, teatrale, musicale eccetera, non ha più niente da imparare dai professionisti riconosciuti tali in ogni latitudine.
…Vano delle scene il diletto, ove non miri a preparar l'avvenire, ma questa è solo la mia sciocca illusione. I conti non tornano in questo modo, e i conti, si sa, governano ogni cosa. Questa Amministrazione non brilla certo in fatto di comunicazione, non riesce a dire, nei modi e nei tempi giusti, ciò che fa e sta facendo, e questo è imperdonabile. Tuttavia, sta provando ad alzare l’offerta, affinché l'arte miri a preparar l’avvenire. Non me la sento di accanirmi ulteriormente.
Vorrei invece, che tutti, tutti quelli che si dicono appassionati di eventi artistici, facessero uno sforzo, come quando, in barca, si decide di bilanciare il peso per evitare d’affondare, di stare dalla stessa parte, in questo caso, la parte della crescita della Comunità che non può passare solo dal vano diletto delle scene. In quanto a me, non si preoccupi, ha già detto quanto c’era da dire Carmelo Bene:
I giornalisti sono impermeabili a tutto. Arrivano sul cadavere caldo, sulla partita, a teatro, sul villaggio terremotato, e hanno già il pezzo incorporato. Il mondo frana sotto i loro piedi, s'inabissa davanti ai loro taccuini, e tutto quanto per loro è intercambiabile letame da tradurre in un preconfezionato compulsare di cavolate sulla tastiera. Cinici? No frigidi.
In questo modo le risparmio la replica, non me ne voglia, ma credo che lei non avrebbe potuto fare di meglio.
Katia Regina