Singolare lettera pubblicato dal settimanale che è la voce ufficiale dei cattolici in Italia, "Famiglia Cristiana". Segno dei tempi. Infatti scrive un lettore che si lamenta del fatto che la moglie non gli "concede sesso", e vive con lei bene, certo, ma da fratello e sorella. Ecco il testo della lettera:
"Sono trent’anni che, salvo in rare occasioni, mia moglie non mi concede sesso; abbiamo una meravigliosa figlia che studia all’università all’estero; non nascondo che viviamo bene assieme ma… da fratelli. Che devo fare?"
PAOLO
E qui la risposta:
— Caro Paolo, non ti nascondiamo che siamo un po’ imbarazzati, non certo perché tu parli di sesso, ma perché, per quanto una lettera possa essere esaustiva e circostanziata, ci mancano davvero tante premesse per tentare di darti una risposta che sia davvero “tua”. Cercheremo, perciò, di rispondere sulle generali e poi lasciamo alla tua intelligenza applicare al tuo caso quanto stiamo per dire… Anzitutto: in un matrimonio la sessualità è sacra, non soltanto benedetta; è lì che due si amano interamente, anche con il corpo, poiché il corpo non è una parte “secondaria” a sé stante, è il modo di vivere che ci è concesso di condurre su questa terra; è a dire: non siamo esseri disincarnati, che si amano… con il pensiero. Fortunatamente siamo chiamati ad amare l’altra/l’altro con tutti noi stessi. Ciò premesso, ci permettiamo di chiederti che tipo di amante sei, e cioè se tu stesso sai amare con tutto te stesso: forse hai sposato una dolcissima moglie che non dà nulla per scontato, che ha bisogno di essere corteggiata, di essere visibile per te non soltanto per i suoi attributi fisici. In estrema sintesi: il suo linguaggio in amore è… femminile (prova a leggerti il capitolo due del nostro recente testo Benedette differenze, dote di famiglia, edizioni San Paolo); forse ha bisogno che tu, al suo rifiuto, non ti giri dall’altra parte con il muso, facendole sospettare che tu cerchi da lei non tanto un atto d’amore ma la soddisfazione di un bisogno, o meglio di un credito che una volta si chiamava “debito coniugale”, cui tua moglie andrebbe soggetta per il solo fatto di essersi sposata con te. Forse stai pensando che stiamo mettendo soltanto in capo a te la trasformazione di un “debito coniugale” in atto d’amore umile e creativo, pieno di fantasia e ricco di iniziativa. Ci stiamo semplicemente mettendo dalla tua parte perché l’amore, caro Paolo, è il luogo dell’iniziativa, non della pretesa; è il luogo della tenera scoperta dell’altro/dell’altra. Provaci, e Colui che “fa nuove tutte le cose” ti aiuterà… Ma se tu tutte queste cose le stai già facendo e non sei soddisfatto delle poche righe della nostra risposta, prova a scriverci ancora!