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23/01/2018 13:10:00

“La mafia dimenticata” all’Associazione Otium

 di Leonardo Agate
Ieri pomeriggio all’Associazione Otium, in via XI Maggio, Umberto Santino ha presentato il suo libro “ La mafia dimenticata”, ed. Melampolo, quella che va dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento. Il libro appare voluminoso sul tavolinetto della presidenza. Credo che siano più di 400 pagine. L’autore l’ha raccontato piacevolmente e con la razionalità di uno storico. Merita ogni complimento.

Uscendo dalla riunione ho incontrato un conoscente di media cultura e di riconosciuto buon senso. Gli ho riferito della presentazione del libro, e gli ho detto pressappoco: “ Certo, più se ne sa della mafia e meglio ci si può difendere….Però, il libro la analizza fino ai primi del Novecento, e da allora è passato più di un secolo….”. Volevo sentire cosa aveva da dire lui che non era stato con me. Mi rispose che si possono scrivere tutti i libri del mondo, ma la mafia non sarà estirpata se non verranno eliminate le ragioni che la fanno vivere. Mi ha raccontato di un questore, di cui ha avuto conoscenza, cui un ex sindaco di Trapani chiese di intervenire per far sgomberare alcune aree da venditori di frutta, che non avevano il regolare permesso. Il questore rispose al sindaco che avrebbe mandato i poliziotti per la bisogna, ma a una condizione: il sindaco si doveva impegnare a trovare un altro posto idoneo ai fruttivendoli.

Il discorso del questore era che se quei poveri fruttivendoli non potessero più svolgere il loro lavoro sarebbero finiti a rubare e a ingrossare la malavita.
Quanto si è scritto e dibattuto di mafia, dalla fine dell’ Ottocento ai giorni nostri è quantitativamente mostruoso. Tutto è stato analizzato, sottoposto a esami storici e sociologici. Molto è stato fatto per combatterla, pure creando speciali reati e approvando leggi eccezionali. Il fatto è che la mafia rinasce dalle sue ceneri, come l’Araba Fenice, e si rinnova con l’evoluzione della società.

A cura della Federconsumatori Sicilia e della Cgil Sicilia sono stati raccolti e divulgati i recenti dati sulla disoccupazione giovanile in Sicilia: sono intorno al 56 – 57 per cento.
Poiché la disoccupazione dà più duri colpi alle classi meno abbienti, il giovane disoccupato non sostenuto dalla famiglia benestante può facilmente scivolare nella malavita organizzata.

E’ compito della politica rimuovere le cause che producono l’organizzazione mafiosa, e questo non si può fare solo con la repressione, che per quanto ferrea e intensa, la può ostacolare, non certo estirparla. Una società che ha oltre il 50 per cento di giovani disoccupati è come un campo dal quale cresceranno annualmente le erbacce, per il semplice fatto che non viene coltivato a dovere.