Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/01/2018 18:00:00

“Figli in mutande…per una memoria degli olocausti” al Centro Sociale di Sappusi

di Leonardo Agate
Ieri sera hanno replicato, al Centro Sociale di Sappusi, il testo teatrale di Francesco Mercadante “Figli in mutande…per una memoria degli olocausti”. Massimo Graffeo ha diretto, e interpretato assieme ai ragazzi del suo laboratorio teatrale, l’opera che rievoca e attualizza le tragedie del passato e del presente.
Il pubblico ha applaudito, e la rappresentazione lo meritava.


Prima dell’inizio della rappresentazione, l’autore ha ricordato come la storia ufficiale ne contenga una sotto traccia, che a volte rende giustizia ai vinti e pone sul banco degli accusati i vincitori. Il ricordo della scoperta dell’America, da parte di Cristoforo Colombo, ha reso immortale lo scopritore, ma ha nascosto il mezzo milione di morti che causò quella scoperta.
Lo sterminio di tutte le etnie “indie”, ovvero dei Nativi Americani, dal Nord America all’America Centrale fino al Sud America, fu il più immane olocausto di tutti i tempi, operato per mano degli Occidentali. L’olocausto degli ebrei nei forni crematori tedeschi rinnovò, se ce ne fosse stato bisogno, la crudeltà umana. Ai nostri giorni, i palestinesi hanno subito stragi e repressioni come se nel passato non ne avessimo avuto abbastanza.


D’accordo, ma allora che facciamo? Diciamo che le avventure per mare non dovevano essere fatte? e che le tre caravelle non dovevano partire da Palos de la Frontera il 3 agosto 1492? Per evitare la eliminazione dei milioni di indigeni americani si doveva evitare l’affermarsi dell’attuale democrazia statunitense?
Per evitare l’olocausto degli ebrei, sarebbe stata buona cosa non avere avuto l’illuminismo e poi il romanticismo?
Non si tratta di domande oziose. Il fatto è che la storia procede per gradi e per approssimazioni. L’uomo è un essere imperfetto, e animale spesso più feroce degli altri. Preso atto di questa verità, non si può che sperare che questo mammifero migliori nei sentimenti e nei comportamenti: speranza antica, e spesso seguita da cocenti delusioni.


Lo spettacolo prodotto e allestito da Mercadante, Graffeo e dagli attori è encomiabile per gli stimoli che dà al pensiero e al ripensamento della storia. Bravi tutti!