E’ un uomo pieno di vita e di coraggio, convinto che la vita non abbia senso se non si lotta per qualcosa, il Pippo Fava raccontato da Daniele Vicari e interpretato da Fabrizio Gifuni in “Prima che la notte”, il film tv in onda su RaiUno il 23 maggio. Il giornalista e scrittore, ucciso dalla mafia nel 1984, era tornato da tre anni a Catania per fondare un giornale.
Per poter fare liberamente le sue inchieste aveva chiamato a lavorare con sé nella redazione de “I Siciliani” un gruppo di ragazzi, che trascinò con il suo entusiasmo, la sua ostinazione, il suo bisogno di verità, a denunciare le stratificazioni della mafia della sua città. Il regista, Daniele Vicari: “Aveva la passione e una vocazione istintiva per raccontare le cose che vedeva. A raccontarle in maniera molto fedele, e questa era proprio la sua caratteristica, ma essendo un artista, uno scrittore, un drammaturgo, un pittore, le raccontava in maniera fedele ma con una capacità di trasfigurarle e di renderle profondamente interessanti per chiunque”.
Aveva la coscienza di vivere in una terra meravigliosa e maledetta, come diceva lui, e che però bisognava continuamente ricordarsi e ricordare l’aspetto luminoso della realtà, cioè raccontare la bellezza”.Fava aveva ben chiara la necessità di far emergere i conflitti tra società e potere e di spiegare cosa fosse veramente la mafia.“Costruendo una scuola di giornalismo, quindi dando anche speranza e futuro a dei giovani, Fava ha veramente costruito gli anni a lui a venire, quindi ha costruito la nostra vita. Fava ha dato un contributo fondamentale per la nostra coscienza critica. Noi abbiamo bisogno di persone che siano in grado di capire cosa succede intorno a noi, di aiutarci a capire cosa succede intorno a noi, e di non avere paura”.