Sono stati assolti, in appello, dall’accusa di usura i marsalesi Francesco Bianco, di 74 anni, e Ludovico Maurizio Marino, di 59. Nell’aprile 2016, il Tribunale di Marsala li aveva condannati.
Tre anni di carcere e 7500 euro di multa per Bianco, anche se soltanto per due dei casi di usura contestati dall’accusa (un prestito di 27 mila euro e uno di 4 mila), e due anni (pena sospesa) e una multa di 5 mila euro per Marino.
Per entrambi, anche confische di beni per alcune migliaia di euro. Bianco e Marino erano stati, inoltre, condannati anche versare risarcimenti danno “provvisionali” alle parti civili. Il primo: 25 mila euro, il secondo: 7 mila. Risarcimento danni (5 mila Bianco e 2 mila Marino) anche per la famigerata associazione antiracket di Marsala, che ai tempi si chiamava ancora “Paolo Borsellino”, prima che i figli di Borsellino intimassero di cambiare nome, dato che l'associazione, il cui dominus è l'avvocato grillino Peppe Gandolfo, e il cui presidente è la deputata grillina Piera Aiello, non ha mai supportato, sostenuto o accompagnato alcun commerciante o imprenditore nella denuncia dell'estorsione e dell'usura, ma invece è specializzata nella costituzione in serie di parte civile nei processi di mafia, usura ed estorsione in ogni parte d'Italia, con situazioni spesso imbarazzanti.
Tornando a Bianco e Marino,, la seconda sezione della Corte d’appello di Palermo, accogliendo le argomentazioni degli avvocati difensori (Paolo Paladino e Raffaele Bonsignore per Bianco, Luisa Calamia per Marino), ha ribaltato il verdetto. Assolvendo entrambi gli imputati condannati in primo grado. “Sono davvero soddisfatta – dichiara l’avvocato Luisa Calamia – Marino, in realtà, è la persona offesa e non un usuraio”. Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero prestato denaro, a più riprese, al gestore di un distributore di carburanti, Giuseppe Rallo, di 49 anni. Il 15% di interessi mensili, secondo gli investigatori, sarebbe stato preteso da Bianco e Marino, che al Rallo avrebbero rispettivamente prestato circa 38 mila e 15 mila euro. Il 10%, invece, sarebbe stato il tasso mensile fissato dal Giacalone a fronte di un prestito di circa 100 mila euro. Epoca dei fatti contestati dall’accusa è il periodo tra il 2006 e il 2008. Nel processo, Giuseppe Rallo e la moglie Giovanna Rita Angileri si sono costituiti parte civile.