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14/06/2018 06:00:00

La storia della Casa di Venere. Il centro antiviolenza di Marsala senza una sede

 Da anni lavorano sodo per assistere le donne vittime di violenza di genere. Da anni ascoltano storie drammatiche, offrono consulenza, supportano e aiutano le donne picchiate, minacciate, maltrattate da mariti e compagni. Da anni, però, il centro antiviolenza “La Casa di Venere” di Marsala chiede una sede dove poter assistere le donne che chiedono aiuto. Quando la ottiene, si scopre che l’immobile è abusivo. E adesso la Casa di Venere una casa non ce l'ha.

Ieri abbiamo raccontato del pasticcio fatto con la Casa Viola, il centro antiviolenza e di accoglienza per donne vittime di violenza di genere. Alla cooperativa Pega è stato assegnato un immobile che però non è sicuro, non ha la porta blindata, l’indirizzo che dovrebbe essere segreto invece è noto, e non rispetta i requisiti di sicurezza. Fatto sta che non è del tutto operativo.

Quella era la storia di Casa Viola. Ma da diversi anni opera sul territorio la Casa di Venere, unico centro antiviolenza di Marsala riconosciuto come tale dalla Regione Siciliana, e che da anni è costretto a battagliare con le amministrazioni comunali per avere una sede. Il centro antiviolenza è operativo dal 2012, ha organizzato diversi eventi per la sensibilizzazione e progetti concreti finanziati a livello comunitario per sostenere le donne vittime di violenza di genere. Ha anche avuto riconosciuto per Marsala l'uso del numero 1522, istituito a livello nazionale per dare assistenza alle donne che ne avessero bisogno.


Ma nonostante tutte le attività la Casa di Venere non ha una sede.
Non ha un luogo dove ricevere le tante donne che da tutta la provincia chiamano per avere assistenza anche legale e psicologica. Come fanno allora, dove ricevono? “Quando riceviamo una chiamata accogliamo le donne nei nostri studi - dice Francesca Parrinello, presidentessa dell’associazione. Facciamo tutto in regime di volontariato, abbiamo sostenuto centinaia di donne”. La Casa di Venere riceve anche le chiamate da parte di quelle donne che scappano da situazioni di pericolo per la propria incolumità e per quella dei figli. Donne che hanno bisogno di essere accolte, per poi andare in rifugi segreti lontani da mariti e uomini violenti. Ma a Marsala, come raccontato ieri, non c’è un centro di accoglienza sicuro. “Una volta ci siamo autotassate - raccontano le componenti del centro - abbiamo ospitato la donna in un b&b e la mattina dopo è stata portata lontano in una casa rifugio”.

La Casa di Venere chiede una sede dai tempi di Giulia Adamo sindaco di Marsala. Gli assegnano l’immobile confiscato alla mafia in cui oggi c’è Casa Viola, quello non sicuro, con pochi metri quadrati, senza la porta blindata e soprattutto non segreto. Lo tengono per un anno poi viene lasciato e il comune pubblica un avviso. Casa di Venere è di nuovo senza sede.
Passano un paio d’anni. La sezione misure prevenzione del Tribunale di Trapani trova un immobile confiscato dalle parti di via Oberdan. E’ il luglio 2017. Dopo qualche mese ci si accorge che l’immobile è totalmente abusivo, non aveva nulla in regola, neppure l’agibilità. La Casa di Venere è così costretta a chiudere il contratto di comodato d’uso. Il centro antiviolenza torna così ad essere senza una sede. E questo è il motivo per cui - raccontano le componenti dell’associazione- sono stati bloccati 15 mila euro di contributo per l’attività. Le donne del centro antiviolenza la Casa di Venere si chiedono perchè il Comune tergiversi così. Hanno anche scritto una lettera all'amministrazione comunale guidata dal sindaco Alberto Di Girolamo e all'assessore alle politiche sociali Clara Ruggieri, chiedendo l’assegnazione di un immobile dotato, questa volta, di tutti i requisiti di legge. La lettera è datata 26 marzo 2018, ad oggi non hanno ricevuto nessuna risposta.