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15/06/2018 07:01:00

I passaporti rubati alla Questura di Trapani. Torna in libertà il poliziotto di Marsala

Il gip di Trapani Antonio Cavasino ha rimesso in libertà, per scadenza dei termini di custodia cautelare (tre mesi), il 56enne assistente capo di polizia Angelo Patriarca e il 31enne marocchino Rachid Dalal, arrestati lo scorso 15 marzo per la vicenda dei permessi di soggiorno e dei 400 passaporti in bianco presi alla Questura di Trapani per essere immessi sul mercato clandestino.

Il poliziotto, difeso dagli avvocati Francesco Vinci e Vincenzo Forti, aveva lasciato il carcere romano di Regina Coeli per i “domiciliari” lo scorso 9 aprile, quando il Tribunale del Riesame di Palermo riqualificò i reati inizialmente contestati (associazione per delinquere finalizzata al peculato, furto, ricettazione e corruzione) nella truffa aggravata in concorso con altri. E proprio per la riqualificazione delle iniziali accuse in truffa aggravata, Patriarca e Dalal (il secondo è difeso dagli avvocati Diego e Massimiliano Tranchida) sono tornati in libertà.

Il pm Andrea Tarondo, infatti, pur avendo fatto ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame, è stato costretto a chiedere al gip il ritorno in libertà dei due indagati perché il reato di truffa prevede solo tre mesi di detenzione preventiva. Il pm, però, ha chiesto e ottenuto misure cautelari alternative quali l’obbligo di dimora nel Comune di residenza (Marsala) e il divieto di uscire di casa dalle 20.30 alle 8 del mattino successivo. Entrambi, inoltre, dovranno presentarsi subito al Commissariato di polizia di Marsala (dove Patriarca prestava servizio) per “dichiarare gli orari e i luoghi in cui ognuno di essi sarà quotidianamente reperibile onde consentire i necessari controlli”. Si alleggerisce, dunque, la posizione dei due indagati e per questo esprimono “soddisfazione per il risultato raggiunto” gli avvocati Vinci e Forti, che compongono il collegio di difesa del poliziotto, mentre l’avvocato Diego Tranchida dichiara: “Ottenuta la scarcerazione, proveremo anche che Dalal non ha architettato alcuna truffa”. L’avvocato Tranchida ha anche fatto ricorso in Cassazione sostenendo l’infondatezza dei reati contestati lo scorso 15 marzo. Emerge, nel frattempo, che Patriarca non avrebbe incassato molto per la sua opera di servitore “infedele” dello Stato. Avrebbe avuto mille euro prima di entrare in azione e poi altri 200 al momento della consegna a Rachid Dalal dei 400 passaporti in bianco, con la promessa, pare mai mantenuta, di avere una percentuale sulla loro vendita.

Intanto, in giro, di passaporti falsificati, o in fase di falsificazione, ce ne sarebbero ancora altri 398. Sono stati recuperati, infatti, solo quelli intercettati ai posti di polizia di frontiera degli aeroporti di Roma e Milano.