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21/06/2018 06:00:00

Parco Archeologico di Selinunte, Enrico Caruso: "Finalmente a breve inizieremo la pulizia"

Enrico Caruso, direttore del Parco Archeologico di Selinunte. Gli scavi continuano con addirittura la collaborazione dell’Università di New York e quest’anno anche con la Statale di Milano. Sono sinergie importanti.

Sì, gli scavi continuano e ogni anno in questo periodo l’Università americana viene per continuare gli scavi e lo studio dei materiali scoperti nel corso del tempo. Da quest’anno abbiamo anche la Statale di Milano che si è aggiunta perché il prof. Marconi che dirige gli scavi insegna all’Università di Milano, quindi abbiamo questa bella sinergia inedita e nuova per quanto riguarda la storia delle collaborazioni delle Università e noi ci troviamo ad essere ancora una volta pionieri.

Molti turisti vengono al Parco e trovano rifiuti all’ingresso, le erbacce e i cani randagi abbandonati.

Per quanto riguarda i rifiuti non possiamo farci nulla. Dipendono dal Comune. Noi siamo semplicemente un utente. Per quel che riguarda le erbacce, stiamo lavorando con piccole perizie per sistemare i percorsi. Abbiano fatto finalmente la gara che si è trascinata troppo a lungo, ma a giorni affideremo i lavori e iniziaremo le grandi pulizie che non era stato possibile fare prima. Siamo i primi ad essere impegnati nella tutela dei luoghi.

Purtroppo la burocrazia rallenta tutto.

Se avessimo potuto snellire la burocrazia, avremmo fatto questi lavori due anni fa. Vi faccio un esempio, il progetto del percorso pedonale tra la biglietteria e il Tempio di Hera, presentato a novembre, è arrivato solo in questi giorni l’ultimo documento mancante.

Direttore Caruso, chi viene a Selinunte guarda al più grande Parco Archeologico d’Europa all’abusivismo di Triscina, vi chiedono di questo contrasto tutto siciliano?

Io penso che ci sia poco da fare e non possiamo rispondere di ciò che fu fatto 40 anni fa. Io posso dire che grazie al fatto che il prof. Vincenzo Tusa, vedendo l’aggressione ai limiti del Parco, decise, con un’operazione finanziata dalla Cassa del Mezzogiorno, di acquisire tutti i terreni salvando l’ultimo pezzo di duna costiera che esiste in Sicilia. Purtroppo fuori dal Parco non si poteva fare altro.