La Sicilia non è in grado di spendere i fondi europei, tanto da doverli restituire a breve se non impiegati.
La data è prossima, la scadenza è imminente: 31 dicembre 2018. Gli uffici regionali delle Attività Produttive, assessorato diretto da Mimmo Turano, sono impegnati a cantierare quante più opere possibili ma non sarà sufficiente.
Sono 719 milioni di euro che dovranno essere spesi ma al momento siamo fermi appena a 6 milioni. Una spesa, quella dei fondi strutturali europei, importante e che potrebbe cambiare il volto dell'intera Regione. Non c'è la programmazione a lungo respiro, manca l'integrazione della politica ordinaria a quella dell'utilizzo dei fondi europei.
I progetti magari ci sono ma si perdono nel mare della burocrazia, nei cassetti che inabissano ogni foglio. Al 31 dicembre la Regione dovrà certificare l'impiego di 719 milioni di euro che equivale alla piena funzionalità dell'opera per cui i fondi sono stati erogati, un lavoro che gli uffici regionali si dividono con l'azienda che ha goduto del finanziamento.
Seguendo questo trend un fiume di soldi potrebbe tornare indietro, ad attenzionare la situazione è il Ministro per il Sud, Barbara Lezzi che ha dato il supporto al governo regionale con tecnici e addetti agli uffici direttamente da Roma.
Poca la spesa certificata e allora si cercherà di dare il via alla realizzazione di infrastrutture che impiegheranno gran parte dei fondi: dalla banda ultra larga all'energia sostenibile, dalla tratta B dell'anello ferroviario di Palermo e quello per l'aeroporto di Catania al secondo tratto della Agrigento-Caltanissetta.
Ma gli adempimenti amministrativi e burocratici sarebbero davvero tanti, è una corsa contro il tempo.
In ballo poi ci sono anche 667 milioni di euro per lo sviluppo delle imprese, l'assessorato alle Attività produttive ha pubblicato una serie di bandi, ci si può sbizzarrire con l'apertura di nuovi stabilimenti, per il commercio internazionale, per l'accesso al credito, per l'avanzamento tecnologico che ha avuto la presentazione di ben 326 progetti. I bandi hanno ottenuto un discreto successo e gli uffici non si sono fermati per la pausa estiva. Le aziende adesso dovranno chiedere la somma che verrà erogata, fino al 40%, e iniziare subito i lavori.
Insomma, sempre la stessa storia: la Sicilia non sa spendere i fondi che l'Europa a pioggia eroga. Vecchia strada che relega l'Isola a non essere al passo con i tempi, a mantenerla lontana dagli standard delle città europee e a rimanere senza una visione di progettualità futura.
Se ci fosse stata l'idea di come spendere i fondi strutturali la Sicilia, negli anni, avrebbe avuto un volto nuovo e creato occupazione. Non solo infrastrutture siamo indietro anche nell'innovazione. Un campanello di allarme che viene suonato ogni volta che la Sicilia sta per perdere qualcosa, programmare è quasi peccato.
C'è da scongiurare il disimpegno dei fondi europei e certificare l'impiego delle somme entro il 31 dicembre. Questa la grande sfida. Dura l'opposizione del movimento Cinque Stelle per il governo guidato da Nello Musumeci, prova di fallimento secondo molti.