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08/09/2018 06:00:00

L'incidente del giovane bengalese, i commenti sui social e i giubbini catarifrangenti

Il buio, un’auto, un giovane in bici e poi lo scontro che molte volte diventa fatale. La dinamica dell’incidente accaduto martedì mattina in contrada Cuore di Gesù, a Marsala, purtroppo, è sempre la stessa ormai da qualche anno. A subire le gravissime conseguenze (polmone perforato e costola rotta) dal terribile impatto con l’auto che lo ha travolto, è stato un ragazzo bengalese di 23 anni. Speriamo a breve di poter scrivere notizie positive sul suo stato di salute.

Sono tanti i commenti e le reazioni che ha suscitato sui social questo ennesimo brutto incidente, e purtroppo molti dimostrano poca sensibilità, altri sfociano in un becero razzismo nei confronti di questi ragazzi che, sicuramente sono meno fortunati. Leggiamone alcuni. C’è chi ha preoccupazione solo per gli automobilisti come Antonio: “Io li vedo spesso alle cinque con biciclette senza luci, senza giubbotto ed è un pericolo per tutte le persone che circolano con le auto sbucano da tutte le parti anche in controsenso” e lo stesso fa Stefano:”A prescindere dalla dinamica di questo incidente, è vero che vanno in bicicletta senza nessun indicatore luminoso, spesso vestiti di scuro, è un problema per gli automobilisti che se li vedono improvvisamente davanti”.

C’è addirittura chi invoca l’intervento delle forze armate, come Salvatore: "Li vedo alle 5 del mattino sulla statale per Mazara! Sono tanti in bici o in motorino senza casco o giubbottini fosforescenti!!una paura quotidiana nel fare il tragitto!!ma le forze Armate dove sono? Bisogna subito fare qualcosa, si sa che prima o poi succedono queste disgrazie”.

Prova, invece, un po’ di tristezza Franca: ”A Matarocco sono a centinaia, mi è rimasta negli occhi un immagine incredibile perché poi alla fine un po’ di tristezza fa a dire la verità”.

Invita al buon senso e pensa che, sia più che altro un incidente causato da chi era alla guida. Questo il commento di Francesco: “Sono allibito per quello che leggo. Ci si focalizza solo sul ragazzo senegalese, e non sulla dinamica e sul conducente della macchina. Ma perché è normale che uno alle sei del mattino vada a velocità elevata? Se al posto di quel ragazzo ci fosse stato un vostro conoscente o familiare, vorrei vedere se i vostri commenti erano questi... si parla di codice stradale, E i nostri ragazzi? Che con le loro moto fanno di tutto e di più per strada non rispettando nessun codice e superano agli incroci con il rosso? Sono coscienti?

Pensa solo al risarcimento che riceverà il ragazzo “africano” Giulio: "Legge e rappresentanti totalmente assenti che impediscano la circolazione a individui che oltre ad essere sprovvisti di tutto dalla patente all'assicurazione, non hanno la più pallida idea del significato di codice stradale. Sia che circolano a piedi ,bici o ancora più grave in ciclomotore. Premesso che quando un essere vivente si fa male eèun dispiacere, ma se fossestato un ragazzo italiano ad essere stato investito da un clandestino chi lo risarcirebbe? Perché sicuramente il ragazzo africano non verrà risarcito”.

Ed è lo stesso Francesco a rispondere al commento, a dir poco ”infelice”, di Giulio:”Un essere umano che sta lottando tra la vita e la morte... e di dispiacere di senso umano ne vedo ben poco, per non dire niente”.

Non merita nessun commento Rosario, che supera tutti nel grado di xenofobia dimostrato: “Sicuramente, dopo che guidano senza rispettare il codice della strada, contromano, senza giubbotto catarifrangente, guidando motociclette prive di targa e senza copertura assicurativa, senza indossare il casco (come è previsto dal nostro codice della strada), senza alcun segnale luminoso identificativo; ... all'investitore italiano che ha subito l'incidente, per colpa del negro, gli viene ritirata la patente e sequestrato il mezzo. Salvini si deve sbrigare a togliere questa immondiz..... dall'Italia. Io già di incidenti e danni da extracomunitari ne ho subito due, ho pagato io i danni che mi hanno procurato. Viva l'Italia”.

E infine concludiamo con il commento di Massimo, che si rivolge a coloro che non hanno perso occasione di dimostrare la loro avversione nei confronti di questi ragazzi stranieri: “Ma un commento di umanità verso una "persona", un "ragazzo" poco più che ventenne, che lotta tra la vita e la morte no eh? Dovete prima anteporre le vostre teorie sugli usi e costumi dei "neri", come li definite voi, vero? Oppure teorizzare le dinamiche dell'incidente dando la totalità della colpa alla vittima senza fare un minimo accenno all'investitore; andava forte? Ha rispettato il codice stradale? Aveva bevuto? Aveva il telefono in mano? Non lo sappiamo.
Scommetto che se la vittima fosse stato un marsalese avreste sicuramente messo prima un "pikkolo ancelo" , " prechiamo per te" ecc.. ecc..
Come avete sempre fatto anche con persone che non avete mai conosciuto, ma dai vostri commiserevoli commenti e dalle vostre affrante bacheche, fate sembrare come vostri amiconi o familiari
”.

In questo periodo di vendemmia sono in tanti i giovani immigrati che già nelle prime ore del mattino, ancora al buio, percorrono a cavallo delle loro bici sgangherate le tre arterie principali e più pericolose della nostra città: via Trapani, via Salemi e la via Mazara, rischiando di finire sotto una macchina a causa di una bicicletta che non ha luci o per la mancanza di un giubbino catarifrangente.

Tra i diversi incidenti analoghi, alcuni anche mortali, accaduti in questi anni, ricordiamo quello dello scorso febbraio, quando un giovane immigrato venne investito da un'auto in Via Trapani e anche in quel caso il ragazzo subì diverse fratture.

Non ha avuto scampo, invece, il 25enne di nazionalità nigeriana ospite nel centro di accoglienza dell'Hotel Acos e morto sul colpo, a febbraio del 2017, a seguito dell’investimento avvenuto anche in quel caso in via Trapani, all’altezza di contrada Santa Venera.

Dopo quell'incidente ci fu anche un intervento del sindaco di Marsala e dello stesso comandante dei Vigili Urbani, che sollecitarono ufficialmente le cooperative che gestiscono i centri di accoglienza degli immigrati ad avere cura dei mezzi che utilizzano gli ospiti delle strutture e ad assicurarsi che siano dotati di luci.

Evidentemente quel sollecito dell’amministrazione comunale non ha ottenuto i risultati sperati. E sempre a seguito della morte del giovane nigeriano ci fu un bellissimo gesto di solidarietà della Pro Loco 2.0 di Mario Ottoveggio, che il 2 marzo del 2017 consegnò, alla presenza del Vescovo Domenico Mogavero, ben 900 giubbini catarifrangenti ai centri di accoglienza.

Ci chiediamo che fine abbiano fatto quei giubbini, dato che i ragazzi che si vedono in giro non li indossano. Chi doveva controllare, chi li aveva in custodia? Quanti ne sono rimasti a disposizione? Nell’attesa che si faccia chiarezza, intanto, invitiamo le cooperative che ancora li hanno in dotazione, a farli utilizzare ai ragazzi di cui si prendono cura in questo momento, ne va della loro incolumità.