Anche il vino Marsala, anzi, il falso vino Marsala prodotto in Cina è stato inserito nella black list dei prodotti alimentari e delle bevande stilata del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e pubblicata dal dipartimento di Stato per il commercio.
Lo ha comunicato nei giorni scorsi la Coldiretti, relativamente alla guerra dei dazi innalzata con l’imposizione da parte degli Usa di un’aliquota tariffaria al 10% su beni importati dalla Cina per 200 miliardi di dollari. Oltre ai prodotti tecnologici, assieme a frutta e verdura, pesce, burro, miele e uova, riso e altri cereali, funghi e tartufi e moltissimi altri prodotti, c’è proprio il vino che in Italia è tutelato o almeno dovrebbe esserlo dalla Denominazione di Origine Controllata (Doc).
“Un caso eclatante di agropirateria - sottolinea la Coldiretti - che dimostra la diffusione di prodotti di imitazione in Cina che invadono i mercati internazionali togliendo mercato al vero made in Italy”.
Nel 2017 le spedizioni di vino Marsala dall’Italia agli Stati Uniti sono state pari a 4,6 milioni di euro, ma potrebbero essere di gran lunga superiori senza la concorrenza sleale dei falsi, ma soprattutto se esistesse il Consorzio di Tutela Vino Marsala, ormai da due anni non più riconosciuto ai sensi di legge.
Dalle pagine di Tp24 siamo stati i primi a raccontare dell’esclusione del Consorzio del Vino Marsala dall’elenco ufficiale dei Consorzi di Tutela del Vino da parte del Ministero dell’Agricoltura. Sono passati due anni e da allora la politica locale ha fatto, come sempre, solo tanti annunci e zero iniziative vere. In pratica di Consorzio Vino Marsala non si parla più da tempo. E quello che oggi apprendiamo dagli Stati Uniti non è altro che parte delle conseguenze abbastanza catastrofiche causate dall'inesistenza del Consorzio che è possibile racchiudere in questi tre punti: la non possibilità di accedere ai fondi comunitari e a quelli italiani, perché possono farlo soltanto i Consorzi riconosciuti dallo Stato; nessuna tutela dalla contraffazione del marchio: negli Stati Uniti il "Chicken marsala" è la ricetta più famosa, il problema è che quel "Marsala" proviene da produttori americani, e mentre le altre DOC come il Chianti o DOP come il Grana Padano assoldano fior di studi legali per tutelare i propri prodotti, il Marsala non ha neanche un organo ufficiale che può farlo; la perdita del valore dell'interlocuzione ufficiale. Il consorzio attuale, ormai inesistente, è una semplice associazione di produttori non riconosciuta, come ce ne sono tante altre.
Quello della produzione del Marsala è un caso esemplare che dimostra che occorre promuovere regole sul commercio globale che non tengano conto solo del fattore economico, ma anche del rispetto della proprietà intellettuale, dei diritti sul lavoro della tutela dell’ambiente e della salute.
Sulla tutela dei prodotti made in Italy, sono queste le parole del presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: "C’è la necessità di combattere la concorrenza sleale con il falso made in Italy agroalimentare che fattura nel mondo oltre 100 miliardi di euro utilizzando impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale".