Il laboratorio civico “SìAMO Mazara” ha recentemente incontrato una rappresentanza di cittadini, dipendenti comunali ed esperti in merito al problema dei numerosi solleciti di pagamento della Tassa sui Rifiuti (TARI), inviati lo scorso mese di settembre dal Comune alla cittadinanza, per il quadriennio 2014-2017. Si parla di oltre 20 mila avvisi, che hanno messo in agitazione più o meno l’intera popolazione, essendo per la maggior parte bollette che gli utenti hanno già pagato.
Recandosi in queste settimane all’ex Convento di Sant’Agnese, presso Largo Badiella, è possibile assistere a scene a dir poco sconcertanti: file infinite di persone (soprattutto anziane) che, per avere chiarimenti, sono costrette a mettersi in coda sin dal primo mattino, rimanendo ore ed ore in piedi, o addirittura sedute a terra, a causa dell’insufficienza di posti a sedere; resse frequenti e dirigenti che “non vogliono sentir parlare di rifiuti” da parte dell’utenza, pur essendo loro stessi i firmatari delle lettere contenenti i solleciti di pagamento della TARI.
Non è la prima volta che all’interno dell’ufficio comunale Tributi si verifica questa situazione: la stessa cosa, ad esempio, è accaduta meno di un anno fa con la Tariffa di Igiene Ambientale (TIA) del 2012, correlata a quella del 2010. In quel caso, però, si trattava di avvisi di accertamento già prescritti.
Già da diverso tempo la gestione dei tributi locali al Comune avviene nel caos più totale. Il suddetto ufficio procura disservizi e disagi continui ai cittadini che sono obbligati a rivolgersi ad esso: non solo doppi o tripli invii per lo stesso immobile e invio di tributi già prescritti (con conseguente presa d’assalto dei locali), ma anche turni di prenotazione che arrivano persino a mesi, pratiche accumulate in perenne lavorazione, rettifiche effettuate in passato ancora senza esito e tanto altro. Insomma, un ufficio completamente abbandonato a sé stesso, con un personale per nulla sufficiente a gestire l’enorme di lavoro e, in alcuni casi, senza le competenze necessarie.
Una condizione creata ad hoc dall’amministrazione Cristaldi, che negli ultimi anni ha progressivamente depotenziato tale ufficio con l’obiettivo di affidare ad una società esterna il servizio di riscossione dei tributi. Con la decisione di esternalizzare la riscossione dei tributi, attuata dalla giunta a partire dall’agosto 2015, questa amministrazione ha rivelato ancora una volta tutta l’inadeguatezza della propria azione amministrativa e organizzativa. Una decisione, presa per alimentare chissà quale carrozzone politico-clientelare, che si rivelerà non solo dispendiosa per le casse comunali, e quindi onerosa per le tasche dei cittadini, ma anche umiliante per gli stessi dipendenti comunali, che potrebbero assolvere pienamente al servizio se messi nelle condizioni di poterlo fare.
Il problema che riguarda l’evasione fiscale, per combattere la quale l’amministrazione possiede già tutti gli strumenti necessari, si risolve a partire da una pacificazione con gli utenti morosi che hanno oggettivamente difficoltà a pagare i tributi. Se si vuole ricostruire il patto sociale su cui si fonda la nostra comunità, occorre domandarsi come mai alcuni cittadini non riescano ad adempiere a tale dovere e, conseguentemente, creare le condizioni per cui chi si trova in difficoltà possa essere aiutato.
Ѐ necessario ripensare completamente il rapporto tra Pubblica Amministrazione e Cittadinanza. Il benessere e la felicità di una comunità dipendono anche da una Pubblica Amministrazione efficace ed efficiente. Uno dei passaggi fondamentali per avere una Pubblica Amministrazione di questo genere è quello della riorganizzazione della macchina burocratica comunale, che deve essere resa più semplice, trasparente, veloce e moderna.
Il tema della sburocratizzazione, su cui Mazara è enormemente indietro rispetto ad altre città italiane, va affrontato a partire da quattro parole d’ordine, strettamente legate tra loro:
1. Fiducia: si deve poter fare affidamento su un determinato servizio;
2. Consenso: per potervi fare affidamento, bisogna acconsentire a che quel servizio venga effettuato;
3. Partecipazione: se bisogna acconsentire a che il servizio si realizzi, vuol dire che si sta prendendo parte alla sua strutturazione;
4. Democratizzazione: se è possibile prendere parte alla sua strutturazione, allora siamo in presenza di un servizio che è pienamente democratico.
In relazione a ciò, oggi un ruolo fondamentale è ricoperto dalle nuove tecnologie. La tecnologia attualmente più idonea a sviluppare le parole d’ordine pocanzi citate, è quella di tipo peer-to-peer. Su questo tipo di tecnologia si basano i database “Blockchain”, attraverso i quali, a differenza di quelli centralizzati, è possibile realizzare il valore dell’immutabilità dei dati.
I dati infatti, dopo essere stati validati, vengono inseriti all’interno del database e, una vola inseriti, non possono essere cambiati facilmente poiché, essendo il “Blockchain” un sistema di tipo decentralizzato, se al suo interno si vuole cambiare un dato, bisogna cambiare pure tutti gli altri. Un’operazione pressoché impossibile in quanto richiede che si impieghino risorse immense e che ci sia ancora una volta il benestare dei cittadini.
Si tratta, in altre parole, di una Banca Dati Unica: una cosa viene scritta in un solo posto e, automaticamente, deve poter essere trovata in tutti gli altri posti. Questo comporta che ciascun ufficio comunale, che sia quello dell’anagrafe oppure quello dei tributi, si trovi in possesso degli stessi dati per ogni cittadino, dal momento in cui questo nasce fino alla sua morte.
“SìAMO Mazara” propone, dunque, l’istituzione di tale Banca Dati anche all’interno del Comune di Mazara del Vallo, accompagnata da un’adeguata formazione del personale e da un incremento dello stesso, cosicché si possa dare un po’ di respiro ad una comunità oramai sempre più vessata e snervata dalla devastante ottusità della burocrazia comunale e dal sadismo politico dell’amministrazione comunale.