Si aggrava la posizione di Renato Schifani, ex presidente del Senato coinvolto nell’inchiesta sul cosiddetto 'Sistema Montantè: i pm di Caltanissetta, che nei giorni scorsi hanno chiuso l’indagine a carico dell’ex presidente degli industriali siciliani Antonello Montante e di altre 23 persone, hanno contestato a Schifani, finora accusato di favoreggiamento e rivelazione di notizie riservate, il reato di concorso esterno in associazione a delinquere. Sarebbe responsabile di fughe di notizie reiterate e continuate a favore dell’organizzazione a delinquere che ruotava attorno all’industriale. «Sono sorpreso e allibito - afferma da parte sua Schifani - perché mi si contesta di avere favorito una persona con cui notoriamente non ho mai avuto rapporti di amicizia e frequentazione. Quando avrò cognizione delle indagini che sino ad oggi sono a me ignote, mi difenderò nelle opportune sedi della Giustizia nella quale nutro sempre fiducia».
Montante è accusato di avere costituito una sorta di rete, con la complicità di importanti esponenti delle forze dell’ ordine, per spiare le mosse della Procura di Caltanissetta che lo indagava per concorso in associazione mafiosa. Oltre a Montante e Schifani, l’inchiesta coinvolge l’imprenditore Massimo Romano, gli esponenti delle forze dell’ordine Gianfranco Ardizzone, ex capo centro Dia, Ettore Orfanello, ufficiale della guardia di finanza, Mario Sanfilippo, che era in servizio alla polizia tributaria, Giuseppe D’Agata, ufficiale dell’Arma, i poliziotti Diego Di Simone, Marco De Angelis e Salvatore Graceffa, Arturo Esposito, ex comandante della Legione carabinieri Sicilia, Andrea Grassi, dello Sco, Andrea Cavacece, ex capo reparto dell’Aisi e il docente universitario Angelo Cuva. Per favoreggiamento vi sono altri indagati. Schifani avrebbe rivelato notizie coperte da segreto - apprese dall’ex direttore dell’Aisi Esposito che a sua volta le aveva avute da altri appartenenti alle forze di polizia - relative all’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex presidente di Sicindustria Montante. In particolare, avrebbe riferito al docente universitario Angelo Cuva (indagato) che il colonnello Giuseppe D’Agata era indagato nel procedimento.
Lo scorso 25 maggio Schifani non rispose ai pm, ribadendo la sua estraneità ai fatti contestati, e depositò ai magistrati nisseni una richiesta di trasferimento degli atti alla Procura di Palermo competente a indagare, secondo i suoi legali, visto che i presunti reati di rivelazione del segreto investigativo e favoreggiamento a lui contestati sarebbero stati commessi nel capoluogo.