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02/12/2018 06:00:00

Entro domani i politici siciliani devono dichiarare se sono massoni

 Hanno tempo fino a domani i deputati regionali massoni a venire allo scoperto. Hanno tempo fino a domani per dichiarare se appartengono o meno alla massoneria.
E’ quello che stabilisce la legge Fava, approvata qualche mese fa all’Ars. Entro il 3 dicembre i deputati regionali siciliani, attraverso un apposito modulo che è stato distribuito nelle scorse settimane, devono dichiarare se appartengono alla massoneria. Una legge approvata non senza polemiche. Si tratta di un testo che ha diviso molto durante la discussione per la successiva approvazione. Il disegno di legge si chiama “Obbligo dichiarativo dei parlamentari dell’Ars in tema di affiliazione a logge massoniche o similari”.
Le sanzioni per chi non dovesse rispettare la scadenza, dopo la riscrittura dell’articolo 2, saranno limitate ad una pubblica dichiarazione circa la violazione della norma di trasparenza. “La Sicilia è la prima regione d’Italia ad avere una legge di questo tipo; nonostante le fortissime pressioni in senso contrario, abbiamo affermato un dovere di trasparenza e di responsabilità che adesso andrebbe esteso a tutte le cariche elettive in Italia” – aveva dichiarato un entusiasta Claudio Fava immediatamente dopo l’approvazione della legge regionale.
Hanno già annunciato che non presenteranno la dichiarazione i deputati regionali Eleonora Lo Curto e Antonio Catalfamo.

“Una legge ingiusta, iniqua e discriminatoria va contrastata con tutti i mezzi possibili - avevano dichiarato i due parlamentari regionali. Abbiamo dato questa valutazione alla legge regionale 18 del 2018 e per tale ragione oggi abbiamo depositato, presso la presidenza dell’Assemblea regionale siciliana, una dichiarazione con la quale rinunciamo al termine di 45 giorni per dichiarare l’eventuale appartenenza a logge massoniche. Comprendiamo che ora ci troviamo nella condizione di soggetti passibili di sanzione da parte del presidente dell’Ars, ma la nostra odierna determinazione deriva dalla consapevolezza di agire in ossequio alla Costituzione Italiana ed ai principi di “non discriminazione” e di “tutela della libertà di associazione”, previsti e sanciti dagli articoli 3 e 18”.

La legge è arrivata dopo inchieste giudiziarie, approfondimenti, e interventi della commissione antimafia, sul rapporto tra massoneria, politica e mafia. Un rapporto che è sempre stato molto stretto, soprattutto in provincia di Trapani, dove si contano svariate logge che secondo molte indagini avrebbero come membri anche esponenti di cosa nostra.
Territorio particolarmente prolifico è il Belice, soprattutto dalle parti di Castelvetrano e Campobello. Spicchio di Sicilia che ha dato i natali a Matteo Messina Denaro, l’ultimo super latitante di cosa nostra. Di questo rapporto Tp24.it se ne è occupata con diverse inchieste, potete leggerne una cliccando qui. 
Di mafia e massoneria a Trapani ha parlato proprio Fava, che è presidente della commissione parlamentare antimafia all’Ars, dopo una visita ispettiva nel territorio.
«La presenza della massoneria in questa provincia - ha rilevato Fava - continua ad avere come ha avuto in passato, dalla loggia Iside 2 in poi, una funzione di raccordo forte, una sorta di camera di compensazione all'interno della quale continuano a incontrarsi, sovrapporsi, darsi man forte interessi legali e illegali che arrivano da diversi enti. Emblematico - ha proseguito il deputato regionale - il fatto che quasi tutti gli indagati per reati contro la pubblica amministrazione aderiscano alla massoneria. Un dato che deve far riflettere. Anche nel provvedimento di scioglimento del Comune di Castelvetrano sono citati molti massoni».