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30/12/2018 06:00:00

Il 2018 della politica a Trapani e Marsala. Ecco com'è andata

 L'anno sta per chiudersi, per la politica è tempo di bilanci. Un anno che ha visto molti annunci, poca pratica, tanta campagna elettorale, niente contatto con i cittadini.

Marsala si è consumata la guerra sui Servizi Sociali, che è passata dalla istituzione di una commissione di inchiesta per finire con le dimissioni del presidente della stessa, Daniele Nuccio, e con le carte portate in Procura.
Si annuncia un anno, il 2019, ricco di colpi di scena.


La politica marsalese è dimagrita, poco contatto con la realtà, zero incontri con i cittadini ma in cambio si è battuto il record delle inaugurazioni, pochi giorni fa l' inaugurazione di mezzo marciapiede.
E' guerra tra consiglio comunale, il cui presidente è Enzo Sturiano, e la giunta guidata dal sindaco Alberto Di Girolamo. Una secessione che si è consumata a suon di battute pubbliche e di aule disertate su temi nevralgici per la città, come la realizzazione del porto.
Un azzardo per una Amministrazione Comunale che non ha più una maggioranza, e la somma delle parti è un insieme di consiglieri comunali sovreccitati che ripetono a pappagallo quello che l'assessore di riferimento riferisce.
Un salto nel buio che alla prossima corsa elettorale potrebbe non portate i risultati sperati, nel frattempo il quartiere spagnolo è diventato meta di alcuni dei consiglieri comunali, fedelissimi, tutti aspiranti ricandidati nel 2020.
Questo nella immaginifica eventualità che il sindaco uscente si ricandidi e possa vincere.
Il 2018 è stato un anno di grandi responsabilità politiche, elezioni nazionali in testa, l'anno in cui il Partito Democratico ha inghiottito delle amare sconfitte, l'anno del caos dem ( che perdurerà ancora per i mesi a venire).
Lo scossone delle elezioni regionali, sul finire del 2017, ha gettato le basi della politica fallimentare che ha accompagnato tutto il Pd nel 2018. I territori sono stati abbandonati a se stessi, la deputazione eletta scomparsa, nessuna leadership se non quella dei desaparesidos.
Una parabola discendente che ha convinto tutti a voltare pagina, a scrivere su fogli di altri partiti con i Cinque Stelle in testa e la Lega che affonda le mani nel centro destra.

Rossana Titone
Disincanto e rabbia alimentano venti non moderati, squadristi e rozzi.


Si chiude questo 2018 con una Marsala che canta e balla per le strade per un Natale che è costato 30 mila euro, con l'illuminazione che non è degna di una città europea, con la cultura che non viene veicolata come dovrebbe, con le scuole che presentano grandi incognite, un turismo che non c'è, con tantissimi debiti fuori bilancio.
Al via il nuovo Piano di raccolta differenziata, cura e attenzione per l'ambiente, salvo poi estirpare gli alberi, un riciclo continuo che non sarà fattibile per i componenti della giunta. Avranno anche ragioni e progetti nobili ma con quelli non si governa, servono i voti e per avere i voti serve il radicamento con la città. Qui casca l'asino.
La spaccatura, dicevamo, con il consiglio comunale è cosa nota.
Tuttavia, all'occorrenza il sindaco può sempre contare su alcuni consiglieri che sono opposizione, di fatto solo sulla carta, che gli vengono in soccorso. Una opposizione sacrificata a colpi di mestizie e di concertazioni, c'è una vocazione che è quella della ricandidatura. Un occhio si strizza a destra, l'altro a sinistra, si va verso larghe intese.
Il 2018 del resto è stato l'anno dell'esperimento politico a Trapani, Giacomo Tranchida è un outsider naturale, che ha voluto mostrare a tutta la provincia che è capace a tessere tele e ad amministrare senza bandiere.
Si è partito con i suoi amici di centro sinistra e ha raccolto tutto, o quasi, il centro destra. Sette liste e una sola vittoria che lo ha portato al governo della città.
I trapanesi erano alla ricerca di stabilità, di una pacificazione sociale e burocratica, di un sindaco che fosse anche uomo alla guida, sui cui porre fiducia per incidere in maniera ottimistica.
In prima linea in questo 2018 è l'UDC di Mimmo Turano e di Eleonora Lo Curto, il primo assessore regionale e la seconda capogruppo all'Ars per il partito dello scudo crociato.
La pasionaria della politica regionale ha capito che c'è bisogno di un nuovo schema di gioco, che il sistema non tiene più. Ha lo spazio giusto per muoversi, la strada è in assolo, i suoi colleghi della provincia, da Baldo Gucciardi a Stefano Pellegrino, sono scomparsi dalla scena e dal dibattito.
L'anno si chiude con lo sguardo lanciato al 2019, con gli appuntamenti elettorali a Mazara e a Salemi, con le europee di maggio.
Cala il sipario su un anno che non ha visto buone prestazioni politiche ma un festival dell'arroganza e dell'ipocrisia, nessuna eccellenza, tanta volgarità, grande debolezza, l'anno del pensiero unico, del frastuono e della confusione politica.