Arresti domiciliari per due noti imprenditori operanti nel settore caseario a cui sono state sequestrate somme per circa 5 milioni di euro e un'azienda, che sarà da oggi gestita da un amministratore giudiziario. Secondo gli investigatori la società proprietaria di una industria casearia dichiarata fallita dal Tribunale di Palermo è stata nel tempo completamente ''svuotata''. "Scelte gestionali in palese conflitto con gli interessi della società fallita, ma utili a realizzare gli scopi personali degli amministratori", scrive il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, al termine di indagini coordinate
dalla Procura della Repubblica del capoluogo di Regione.
Gli arrestati sono gli amministratori Giuseppe Valguarnera e Caterina Di Maggio, ex moglie del fondatore Enzo Puccio. Sequestrati anche beni per cinque milioni.
Il 30 novembre scorso erano state aperte le procedure di licenziamento collettivo per 12 lavoratori su 18 impiegati nel caseificio di via Monsignor Siino 54, lungo la statale tra Capaci e Carini. L'azienda, che produce mozzarelle, aveva usufruito per due anni dei contratti di solidarietà. Poi, arrivò il fallimento.
Sembrava una delle tante storie di aziende colpite della crisied invece c'erano dei risvolti penalistici dietro le vicissitudini di un caseificio che era arrivato a dare lavoro a 120 persone.
Gli arrestati hanno, infatti, "orchestrato e diretto un articolato sistema di società finalizzato ad aggirare le norme - dicono gli inquirenti - Innanzitutto, i crediti vantati dall'industria casearia nei confronti di altri soggetti sono stati artificiosamente svalutati, dopodiché l'azienda, il cui valore è stato stimato in oltre 9 milioni di euro, è stata fittiziamente affittata ad un'altra società, così da completarne lo ''svuotamento''. A tali attività erano state fatte seguire, false rilevazioni contabili ed operazioni finanziarie che hanno coinvolto anche società di diritto estero, sulle quali sono state fatte confluire ingenti quantità di denaro".
L'Industria Alimentare Latte Puccio vale 9 milioni di euro, il resto del tesoro di famiglia sarebbe nascosto in una società gestita da una holding svizzera, il cui fiduciario risulta indagato a piede libero. Così come i figli di Enzo Puccio, Vincenzo e Baldassare, soci dell'azienda.