«L’ordinanza [del Giudice, NdR] è assai ricca di spunti che meriterebbero, al di la della rilevanza penale, tante riflessioni che ovviamente non ci competono e le lasciamo fare a chi le sa fare».
Con questa dichiarazione (al minuto 30 della conferenza stampa svoltasi a Palermo) gli investigatori invitano implicitamente i giornalisti a commentare le 594 pagine del procedimento n. 4079/2016 firmato dal GIP dott. Piergiorgio Morosini e che ha condotto all’alba all’arresto di 25 persone tra cui alcuni noti politici.
Insomma – sembrano sostenere – dagli atti si rilevano delle condotte, anche di soggetti non sottoposti a indagine, che, nonostante le numerose intercettazioni, non risultano illegali, ma che possono egualmente suscitare indignazione e condanna morale da parte dei cittadini.
Il personaggio cui in particolare si riferiscono, appare chiaro: è Simona Mannina. Si tratta di una consigliere comunale di Erice, eletta nel 2017 con 251 preferenze nella lista “Erice che Vogliamo” il movimento civico dall’ex sindaco Giacomo Tranchida.
Mannina poi, a marzo 2018, è stata pure eletta segretaria cittadina del movimento giovanile del Partito Democratico . Successivamente, però, era diventata “critica” dell’amministrazione Toscano tanto da dimettersi dal Partito e chiedere le dimissioni della sindaca dopo l’arresto, con l’accusa di corruzione, del vice sindaco Angelo Catalano fino a criticare la Giunta per presunte incompatibilità dell’assessore Gianni Mauro , altro fedelissimo del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida.
Mannina, o suo padre Vito ex consigliere comunale a Trapani sotto l’amministrazione del sindaco Fazio, vengono citati, direttamente o indirettamente, due volte durante la conferenza stampa degli investigatori.
«Virga Francesco [ha] incontrato il consigliere comunale Vito Mannina, che si reca al suo negozio e gli chiede espressamente l’appoggio elettorale» [per sé, candidato a Trapani, e per la figlia, candidata ad Erice, NdR].
«Dopo aver chiesto l’appoggio elettorale, c’è stata una consigliera eletta che è andata da Franco Orlando, senza alcuna forma di precauzione è entrata nel suo bar, l’ha abbracciato e gli ha detto “grazie, se sono stata eletta è tutto merito tuo” ».
La Mannina, da noi contattata, smentisce tale fatto. E, in effetti, scorrendo l’ordinanza del Giudice, sembra che la dichiarazione dell’investigatore sia errata e l’episodio sembra individuarsi diversamente e semplicemente come riferito.
Dalle intercettazioni risulta che Pietro Cusenza, presunto mafioso, chiacchierando con Pietro Virga - figlio del boss Vincenzo, detenuto e, tra gli altri, accusato dell’omicidio di Mauro Rostagno -, sostiene: «cioè io quando ho fatto salire la figlia di Vito MANNINA a me, sua figlia mi ha abbracciato e si è messa a piangere, e mi ha detto: "Se non era per te io non avevo dove andare", dico sono belle soddisfazioni però Pietro, perché tu fai, una cosa ... ».
La consigliera Mannina non smentisce l’appoggio elettorale richiesto dal padre (Pietro Cusenza, nelle intercettazioni, lo calcola in 80 voti), ma dichiara di non sapere né «dove prendeva i voti» Cusenza né che fosse un mafioso.
La consigliera assicura che non si dimetterà.
In effetti non risulterebbe indagata e dalle intercettazioni diffuse non risulterebbe che il padre Vito Mannina abbia mai promesso uno “scambio” ai presunti mafiosi in cambio del sostegno richiesto: «Che faccio ti lascio qualche fac-simile.. qualche cosa…» avrebbe solo detto, l’11 aprile 2017 a Francesco Virga, in una conversazione intercettata all’interno del negozio di questo, “lo Scrigno”.
Il presunto reale appoggio alla Mannina da parte del gruppo Cusenza-Virga è tutto ancora da dimostrare.
In effetti, dagli atti, si rileverebbero delle incongruenze: i presunti mafiosi chi “portavano”?
Proprio la Mannina, oppure a Giovanni Maltese, s arrestato come presunto appartenente alla famiglia mafiosa di Trapani (questi candidato in una Lista che appoggiava il candidato Nacci e con la quale otteneva 201 voti)? L’accoppiata, essendo i due in due liste diverse, era impossibile.
D’altro canto, la preferenza della Mannina “camminava” in ticket col suocero Antonino Ingrasciotta (sempre lista “Erice che Vogliamo”), da sempre “fedelissimo” di Giacomo Tranchida, che ha ottenuto, nel 2017, 218 voti, appena 33 voti in meno della nuora, e solo una settantina in più del 2012, quando fu eletto con 151 voti con “Erice più grande” in una delle civiche che avrebbe contribuito alla rielezione del sindaco.
Una certezza, Simona Mannina, tuttavia ce l’ha: contro di lei «È stato architettato tutto a regola d’arte. Perché sto facendo la guerra». Un’accusa pesante.