Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
10/03/2019 06:00:00

Operazione "Scrigno", Franco Orlando il boss trapanese con la "passione" per la politica

E’ stato a lungo segretario particolare dell’onorevole Bartolo Pellegrino, poi consigliere comunale del Partito Socialista a Trapani, a dimostrazione che la “passione” per la politica, Franco Orlando, ce l’ha sempre avuta. Questa sua passione però non l’ha messa a disposizione della collettività ma di Cosa nostra.

E’ questo quello che emerge dalla operazione antimafia “Scrigno”, coordinata dalla Dda di Palermo ed eseguita dal comando provinciale dei carabinieri di Trapani, nella quale, la figura di Franco Orlando spicca al vertice del mandamento di Trapani assieme ai fratelli Virga, Francesco e Pietro, figli del super boss Vincenzo.

Il ruolo di Orlando, (sulle pagine di Tp24 ce ne siamo già occupati con una nostra inchiesta nell’aprile dello scorso anno), è infatti centrale all’interno dell’organizzazione mafiosa come procacciatore di voti, assieme ai Virga, e lo è sia in occasione delle elezioni comunali, sia per le regionali. Il bar Efri di sua proprietà, nel corso delle competizioni elettorali e dopo, diventa luogo di incontri tra mafiosi, tra cui gli stessi fratelli Virga.

Le accuse - Per gli inquirenti Franco Orlando, ha aiutato i fratelli Virga, Pietro e Francesco, ai vertici di Cosa nostra trapanese, nella direzione e nell’organizzazione delle attività illecite del mandamento mafioso, tra le quali proprio il procacciamento dei voti in occasione delle consultazioni elettorali; mantenendo, attraverso il continuo scambio di comunicazioni, un costante collegamento con gli associati, anche di diverse zone della provincia, assicurando il controllo del territorio ed intervenendo, quale mediatore per la composizione di controversie, anche di natura economica.

Chi è Franco Orlando - Da tempo inserito nell’organigramma di Cosa nostra trapanese, è stato “combinato” come uomo d'onore "riservato” della famiglia mafiosa di Trapani. Della sua combinazione ne erano a conoscenza solo il boss mazarese Vincenzo Sinacori - fui lui a combinarlo -, Vito Mazzara e Vincenzo Virga, perché rispettivamente, il rappresentante della famiglia di Valderice, ricadente nel mandamento di Trapani e il rappresentante della famiglia di Trapani, nonché capo del relativo mandamento, e infine il boss castelvetranese Matteo Messina Denaro, messo a conoscenza perché era il “rappresentante” della “provincia” di Trapani.

La condanna – Franco Orlando è già stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, dalla Corte di Assise di Trapani nel maggio 1999, alla pena di anni 9 di reclusione, poi ridotta ad anni 8 dalla Corte di Assise di Appello di Palermo, con sentenza definitiva del 28.11.2000.

Cosa dicono di Orlando i pentiti - Lo spessore criminale di Orlando è confermato dalle dichiarazioni dei pentiti Vincenzo Sinacori, colui che lo ha combinato e da Francesco Milazzo, che lo indicano come uomo d'onore "riservato” della famiglia di Trapani. La spiegazione di “uomo d’onore riservato” la dà lo stesso Sinacori. Con questo termine, infatti si indicava il nuovo affiliato che non doveva essere presentato ad altri uomini d'onore ma solo a quelli che stavano ai vertici.

Questa abitudine all'interno di Cosa nostra cominciò con i primi collaboratori di giustizia, a metà anni ’90. Di Orlando e della sua appartenenza a Cosa nostra ne hanno parlato anche i Giovanni Brusca e Vincenzo Ferro.

Sincori ha indicato Orlando come la persona che lo accompagnava sempre o quasi sempre nei suoi spostamenti durante la sua latitanza: in particolare, lo ha accompagnato in occasione di diversi summit con uomini d’onore che si tennero nei territori di Salemi e di Dattilo, all’interno di un capannone di cui aveva la disponibilità lo stesso Orlando. Lì, spesso, Sinacori si incontrava con Matteo Messina Denaro e con Vito Mazzara.

Nel corso del processo di primo grado per l’omicidio del giornalista e sociologo Mauro Rostagno, come detto, anche il pentito Francesco Milazzo affianca il nome di Orlando a quello di alcuni noti killer di cosa nostra, come quello di Vito Mazzara, accusato - e poi assolto in appello - di aver ucciso Rostagno. Secondo il racconto di Milazzo lo stesso Orlando avrebbe affiancato Vito Mazzara in delitti di mafia.

Era uno di quelli che camminava armato e sparava se c’era bisogno di sparare”, le dichiarazioni di Milazzo. Orlando venne accusato dell'omicidio dell'agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto, assassinato a Trapani il 23 dicembre 1995 e del delitto Monteleone, del 7 Dicembre 1985, commesso a Trapani.

Da quell'accusa fu assolto, ma un anno più tardi condannato per mafia. Per gli omicidi, la chiamata in correità di Milazzo non è stata valutata sufficiente in assenza di adeguati riscontri individualizzanti, per provare la colpevolezza di Franco Orlando sia per l’omicidio Montalto che per l’omicidio Monteleone.