Daniele Nuccio è stato tra i sostenitori di Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, noto per quello che fa, per salvare vite, migranti, e fare bene il suo lavoro. E’ stato eletto al parlamento europeo e a Marsala dove ha vinto La Lega e Salvini, Bartolo ha preso più di 1500 voti, al di sopra delle aspettative, nonostante non avesse dietro apparati di partito. Nuccio per lei il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?
È un raggio di sole nel disastro generale. Non possiamo non registrare la virata verso l’ultradestra che ha preso questo Paese, però al netto delle storiche divisioni della sinistra e tutti i problemi che possiamo avere, quando si trova un candidato in totale controtendenza rispetto al pensiero dominante, dei quali risultati siamo consapevoli, purtroppo, quella scelta coraggiosa viene premiata dalla cittadinanza. Io non farei la corsa a chi ci mette il cappello prima…
Nuccio, Bartolo è riuscito ad intercettare i voti liberi che non sono quelli dell’apparato di partito?
Assolutamente sì, è questo il dato sul quale bisogna lavorare. Cioè quanto riusciamo a portare a casa quell’elettorato che non segue più l’apparato. Sarebbe ingeneroso, rispetto alla coscienza civica che ha premiato questa candidatura, mettere dei cappelli di natura partitica. Io sono contentissimo del risultato su Marsala, Trapani e in tutti gli altri comuni. E’ stata una gran bella soddisfazione. Porteremo in Europa, al netto degli equilibri di partito, una figura siciliana, uomo di frontiera, la cui storia parla per sé, in un momento particolare in cui il nostro Paese è andato in un’altra direzione. In Europa comunque le forze sovraniste e conservatrici saranno di fatto irrilevanti. Questa tornata elettorale europea dimostra che il voto di opinione esiste ancora e possiamo essere in grado di intercettarlo anche nelle prossime amministrative.
Nuccio, il voto di opinione è il voto del buonsenso, che non è stato buttato a casaccio nella lista del PD ma è il voto che ha premiato il buonsenso di quella candidatura.
Esatto, io mi sono trovato a criticare in più occasioni una certa deriva che ha preso il partito negli ultimi quattro anni e infatti questa tornata elettorale ha penalizzato la componente renziana, quella di Faraone, che hanno aperto a mondi lontani dalla cultura progressista. Di contro riconosco il coraggio di fare una virata e questa scelta è stata premiata. Rispetto a chi mette i cappelli, a chi fa politica e a chi ha fatto campagna elettorale, oltre che sui social, come si faceva una volta e come piace fare a me, incontrando le persone, facendo eventi e invitando la gente a votare, abbiamo visto che, di fatto, questa candidatura è stata talmente trasversale che ha rimesso insieme attorno ad un tavolo figure che dialogavano poco e il segnale che ci arriva in questo senso è, che bisogna mettere da parte gli steccati e i nostri egoismi personali, e che se iniziamo a ragionare sulle cose da fare e sulle idee, coraggiosamente, non abbandonandoci all’idea che, se il pensiero dominante sta andando in una certa direzione bisogna seguire questa; andiamo dall’altra parte, la città ci segue, la gente ci segue. Una cosa grave, però, sulla quale bisogna riflettere è che, anche stavolta ha vinto, purtroppo, l’astensionismo dei cittadini.