Un anno e 8 mesi di reclusione è la pena inflitta, con patteggiamento, dal gup Francesco Parrinello al 28enne operaio edile marsalese Giuseppe Li Mandri per lesioni personali aggravate.
Nel pomeriggio del 25 settembre 2018, Li Mandri fece ingresso all’interno di un patronato di via Stefano Bilardello e sferrò un violento pugno in volto al 43enne Carlo Paganini Ambrogio.
Questo dopo il rifiuto di quest’ultimo a spostare la moto dallo spazio di parcheggio delimitato dalle strisce per far posto alla sua auto. “Ma perché la devo spostare la mia moto? – gli rispose Ambrogio - Ho già pagato anche per la park card…”. A questo punto, Li Mandri gli sferrò un terribile pugno in volto, che al malcapitato provocò varie fratture delle ossa facciali. E in particolare dell’orbita dell’occhio destro. Ieri, il 28enne operaio edile ha patteggiato la pena davanti al gup Francesco Parrinello, che ha anche condannato l’imputato a pagare alla vittima, rappresentata dagli avvocati Vincenzo Forti e Gianluca Blunda, le spese di costituzione di parte civile, liquidandole in 3.450 euro più oneri di legge. A titolo di risarcimento danni, Li Mandri ha offerto ad Ambrogio 1200 euro. La vittima, però, chiederà molto di più davanti al giudice civile. E in quella sede si tratterà soltanto di quantificare l’ammontare del danno, in quanto ormai c’è la condanna penale. Nel capo d’accusa, si legge che il violento pugno in volto provocò ad Ambrogio la frattura della parete mediale dell’orbita dell’occhio destro, la frattura scomposta del pavimento della stessa orbita, della frazione posteriore della parete mediale del seno mascellare e delle ossa nasali.
“C’è stata una reciproca incomprensione” commenta l’avvocato difensore Diego Tranchida. “Tutti i testimoni – ha già detto, invece, l’avvocato Forti – sono concordi sul fatto che è stata una violenza gratuita”. Nel capo d’accusa, redatto sulla base delle indagini svolte dalla polizia, alla quale fu presentata la denuncia, e della consulenza medico-legale, si legge che il violento pugno in volto provocò alla vittima dell’aggressione la frattura della parete mediale dell’orbita dell’occhio destro, la frattura scomposta del pavimento della stessa orbita, della frazione posteriore della parete mediale del seno mascellare e delle ossa nasali. Insomma, l’Ambrogio fu ridotto davvero a mal partito. “E meno male – disse un familiare, ancora sconvolto, subito dopo l’accaduto – che c’erano dei testimoni che l’hanno soccorso. Altrimenti, Li Mandri l’avrebbe massacrato. E questo perché non ha voluto subire un’angheria.
L’autore dell’aggressione è anche un vile, perché ha approfittato della sua superiore prestanza fisica. E’ alto, infatti, almeno un metro e 80 centimetri per 90 chili di peso, mentre Carlo è alto appena un metro e 60 per 45 chili”. Al Pronto soccorso dell’ospedale “Borsellino” la prognosi di guarigione formulata dai medici fu di 35 giorni. Ma la guarigione non è stata completa. L’aggredito, infatti, ha subito un “indebolimento permanente della funzionalità dell’occhio destro”. E questa è una delle aggravanti contestate a Li Mandri. Altra aggravante è l’aver commesso il fatto “per futili motivi”. Dopo le prime cure al Pronto soccorso di Marsala, Ambrogio fu ricoverato all’ospedale Villa Sofia di Palermo, dove venne sottoposto ad un complicato intervento chirurgico.