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10/06/2019 06:00:00

Marsala, il Piano Triennale Opere Pubbliche e la polemica tra sindaco e consiglieri

E’ stato approvato il Piano Triennale delle Opere Pubbliche, il muro eretto tra Amministrazione Comunale e Consiglio è di cemento.  I botta e risposta non avvengono più in aula ma direttamente sulle pagine dei social, a dire il vero per la prima volta il sindaco, Alberto Di Girolamo, si è lasciato andare su facebook ad uno sfogo non proprio garbato.

Chissà se è proprio lui a scrivere i post o, verosimilmente, qualcuno a lui molto vicino. Lo stile della scrittura non tradisce.
Cosa certa è che il Primo Cittadino ha utilizzato il termine “Disgustato” per indicare quello che è stato deciso da Sala delle Lapidi, che non è una stanza vuota, né il passacarte dell’Amministrazione, ma il luogo di massima rappresentanza cittadina. Se ne facessero una ragione. Tutti.

L’ultimo Piano triennale delle opere pubbliche, prima del voto del 2020, ha consegnato definitivamente una spaccatura tra quella che è la giunta cittadina e il consiglio comunale.  Un Piano presentato con imposizione senza averlo discusso e condiviso è ovvio che è stato emendato in massima parte, in altri casi il sindaco avrebbe dovuto avere una maggioranza, in aula, tale da consentire l’approvazione del piano senza stravolgimenti. Qualche domanda la giunta dovrebbe adesso farsela.

Se sono invisi alla maggior parte dei consiglieri, alla cittadinanza pure, qualche errore sarà stato fatto. E più che essere disgustati bisognerebbe essere autocritici. Lasciare che la supponenza faccia spazio all’umiltà.

Lunedì alle 15.30 la presidenza del consiglio comunale ha indetto una conferenza stampa che ha ad oggetto il piano triennale approvato, una reazione scontata alla luce delle accuse lanciate dal sindaco a mezzo facebook e non in aula, dove non era presente.

L’accusa di Di Girolamo è pesante: “A questi consiglieri ben poco interessa del bene della città. La campagna elettorale per loro è già iniziata da tempo o forse non è mai finita, anche se a scapito dei cittadini”, si è poi inoltrato nell’elenco dei tagli effettuati.

Il paradosso, però, è uno: gli emendamenti presentati dai consiglieri comunali sono etichettati come “clientelismo” se lo fa l’Amministrazione, senza averlo concertato con i massimi rappresentanti cittadini, è “sana politica” e bene della collettività.

Le opere previste dalla giunta, peraltro, richiedevano tutte l’accensione di un mutuo per 4 milioni e mezzo di euro, che è legittimo nella misura in cui lo si fa nei primi anni di sindacatura e non alla fine quando questa scelta peserebbe sul prossimo sindaco, condizionandone pesantemente il lavoro.

Magari Di Girolamo è sicuro di vincere e di essere sindaco per i prossimi 5 anni, magari.

E’ il consigliere Daniele Nuccio a centrare il punto: “Perché non provano, con un pizzico di umiltà a chiedersi il perché del proprio fallimento politico? Non si può amministrare una Città complessa come la nostra da soli, con la supponenza e l'autoreferenzialità. Dividendo gli interlocutori sempre in buoni e cattivi. Mi hanno insegnato che la politica è l'arte della mediazione. Saremo giudicati per quello che abbiamo fatto e non per quello che abbiamo detto. Provo profonda tristezza per la strumentalizzazione che è stata fatta di una seduta della quale non andremo di certo orgogliosi, per i toni raggiunti e per il tasso di falsità che sono state dette. Ipocriti.”.

Lo scontro si era consumato in aula sull’emendamento presentato da Nuccio sul recupero dell’isola di Schola, abbandonata al decadente destino di gioiello mai valorizzato: “Quattro anni fa avevo proposto all'Amministrazione di salvare l'Isola di Schola. Per il Sindaco salvaguardare lo Stagnone vuol dire promuovere l'installazione di impianti di pescicultura che con ogni probabilità avrebbero un impatto devastante sull'ecosistema dello Stagnone. Il Consiglio Comunale ha previsto delle somme (certamente non sufficienti ma comunque un segnale) per la sua salvaguardia. L'isola di Schola, un gioiellino di quattromila mq sarà pulita e messa in sicurezza”.
Si scrive così un’altra pagina di brutta politica.

Rossana Titone