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24/07/2019 06:00:00

Sicilia, Cosa Nostra ridimensionata ma sempre influente e offensiva

Cosa Nostra si presenta ancora oggi come un’organizzazione verticistica, unitaria e tradizionalmente strutturata in famiglie raggruppate in mandamenti nella parte occidentale e centrale della Sicilia. Più articolato appare il fenomeno mafioso nella Sicilia orientale dove, alle consolidate consorterie si affiancano, in particolare nella vasta zona etnea, altri sodalizi criminali fortemente organizzati, inclini ad evitare contrapposizioni con le più influenti famiglie. E’ questo il primo spaccato della mafia siciliana dalla relazione semestrale della Dia presentata in parlamento.

Fra le consorterie con velleità antagoniste, poi ridimensionate ad una forma di coesistenza con Cosa nostra merita menzione, nel sud dell’isola, la stidda. Quest’ultima si connota per la tendenza all’accordo con le maggiori e più influenti famiglie, finalizzato alla spartizione degli illeciti guadagni provenienti dal traffico di stupefacenti, dalle estorsioni e dall’usura. Complesso è anche il rapporto di Cosa nostra con la piccola criminalità locale che viene spesso impiegata come forma di manovalanza, garantendo in questo modo alle potenti famiglie sia il minuzioso controllo del territorio, sia la “fidelizzazione” dei piccoli sodalizi criminali, anche stranieri.

Cosa Nostra ridimensionata ma sempre offensiva -  Le numerose attività investigative e giudiziarie, che continuano a colpire Cosa nostra, delineano un’organizzazione che sebbene ridimensionata, perché raggiunta da importanti provvedimenti di sequestro e di confisca di beni, è tuttavia ancora pervasiva, e dotata di dinamismo e potenzialità offensiva, in grado di muoversi sia secondo una direttrice geo-referenziata, cercando cioè di mantenere il controllo del territorio nelle aree storicamente asservite al potere mafioso, sia in base a logiche affaristiche infiltrandosi negli ambienti imprenditoriali e finanziari, nazionali ed esteri, per riciclare capitali illeciti, accaparrarsi appalti, catalizzare sovvenzioni pubbliche, indirizzare scelte industriali. Dunque, Cosa nostra continua a manifestare, insieme alle tradizionali forme di coercizione e di controllo del territorio, una propensione a pervadere il tessuto socio-economico e ad infiltrare e condizionare gli apparati locali politico-amministrativi, nonché i settori imprenditoriali e finanziari.

Strategia collusiva-corruttiva - Oggi Cosa nostra cerca di evitare ostentazioni violente e gesti eclatanti, che susciterebbero inevitabilmente riprovazione sociale, al fine di perseguire al meglio i propri affari mantenendo, nel contempo, anche un certo consenso sociale. Questa nuova strategia, in relazione a quella stragista, sta consentendo, infatti, una penetrazione subdola e silente nel tessuto socio-economico-amministrativo, privilegiando, la tattica collusiva-corruttiva. Gli accordi affaristici illeciti sono quindi il frutto della reciproca convenienza tra le parti. La corruzione, fondata su un tessuto sociale ancora disponibile al compromesso e che ha i suoi punti di forza nel familismo, nell’assistenzialismo e in un diffuso clientelismo, è finalizzata ad interferire sul funzionamento della pubblica amministrazione, soprattutto a livello locale e per lo più in quei settori dove transitano cospicue risorse economiche, come quello della sanità, dei rifiuti, del comparto agro-alimentare. Considerato che i Comuni, anche quelli di piccole dimensioni possono essere rilevanti centri di spesa, con la corruzione Cosa nostra è in grado di condizionare burocrazia e politica, per raggiungere più efficacemente i suoi scopi.

Trasporti marittimi  - Un settore economico-imprenditoriale a rischio di corruzione si è rivelato quello dei trasporti marittimi, specie per garantire i collegamenti tra la Sicilia e le sue isole minori, destinatario di ingenti finanziamenti pubblici, anche comunitari. Nel contesto regionale come quello siciliano, difficile, dal punto di vista economico-finanziario, la criminalità mafiosa desertifica sempre più il tessuto produttivo sano, attuando una concorrenza sleale nei confronti delle attività imprenditoriali che operano regolarmente. Proiettata inoltre in ambito nazionale e estero, Cosa nostra si fa impresa, grazie alla cospicua disponibilità di capitali frutto di attività illecite, eludendo le normative fiscali, assumendo personale in nero, non pagando i propri fornitori e avvalendosi sempre più di professionisti collusi, imprenditori e soggetti insospettabili, che non esitano a porsi a disposizione in un rapporto di reciproco interesse e vantaggio.

I settori d'investimento vecchi e nuovi -  In Sicilia recentemente sono stati documentati rapporti di contiguità anche tra istituti di credito e ambienti legati alla criminalità organizzata, attraverso i quali questa si giova di inefficienze ed omissioni nelle attività di controllo e negli obblighi di segnalazione. Storicamente la mafia siciliana controlla l’edilizia, la produzione di conglomerati bituminosi e cementizi, il movimento terra, l’attività estrattiva e il settore agro-silvo-pastorale. Accanto ai sopra citati tradizionali ambiti, Cosa nostra ha saputo infiltrarsi anche nella grande distribuzione alimentare, nel settore turistico-alberghiero, nel settore delle scommesse e del gioco on line, nell’industria manifatturiera, nel ciclo dei rifiuti, negli investimenti immobiliari, realizzati anche attraverso le aste giudiziarie, nei lavori connessi alla realizzazione degli impianti di energia da fonte rinnovabile e in tutti quei settori che usufruiscono di finanziamenti pubblici statali e comunitari.

Appalti - Per quanto riguarda la penetrazione nel mercato dei pubblici appalti Cosa nostra si inserisce nel settore delle opere pubbliche facendo ricorso a società di comodo intestate fittiziamente a terzi o a imprese compiacenti oppure assoggettate tramite coartazione o fagocitate dall’immissione di capitali illeciti. Alcuni imprenditori agiscono in simbiosi con Cosa nostra, giovandosi della correlata soggezione che ne deriva nei confronti di altre imprese e avvalendosi dei collegamenti con esponenti mafiosi in altre zone per assicurarsi una posizione dominate su un mercato sempre più vasto.

L'Agroalimentare e Cosa Nostra - La  vocazione per l'agroalimentare della regione siciliana richiama inevitabilmente l’attenzione delle consorterie mafiose anche verso tutta la filiera produttiva e commerciale, compresa la grande distribuzione. Le dinamiche criminali vanno così ad incidere sia sull’imposizione dei prezzi a livello locale, che sulle scelte delle ditte di autotrasporto, confezionamento ed imballaggio, creando situazioni di monopolio dannose alla libera concorrenza delle imprese. In tale ambito, si segnala che nel mese di agosto 2018 la DIA ha eseguito due decreti di sequestro e di contestuale confisca di beni, per un valore complessivo di circa seicentocinquanta milioni di euro, in seguito ad indagini riguardanti l’infiltrazione delle famiglie mafiose nel mercato ortofrutticolo di Palermo. È stata evidenziato come, con una attenta regia in grado di stabilire il prezzo dei prodotti, veniva controllato il trasporto su gomma in tutta la Sicilia occidentale e nei principali centri di approvvigionamento, gestendo in monopolio le ulteriori attività di facchinaggio, parcheggio, trasporto, nonché la vendita di cassette di legno e del materiale di imballaggio. Più in generale, l’intero comparto agro-silvo-pastorale costituisce ancora, per Cosa nostra, un allettante e proficuo bacino d’interesse ove praticare macellazione clandestina, estorsioni, intimidazioni e imposizioni ai danni di imprenditori agricoli, ma anche cogliere le opportunità offerte dalle politiche di sostegno e finanziamento pubblico per lo sviluppo rurale.

Non va sottovalutato come, da ultimo, anche nell’importante operazione “Cupola 2.0” del 4 dicembre 2018 – che ha documentato il primo tentativo dopo la morte di RIINA Salvatore di riorganizzare la commissione provinciale di Cosa nostra palermitana, mai più riunita dal suo arresto nel gennaio del 1993. L'arresto, tra gli altri, del designato erede dell'ex capo dei capi - Settimo Mineo - non deve comunque far abbassare la guardia: «In generale Cosa nostra palermitana, pur continuando a perseguire una politica di basso profilo e mimetizzazione, e nonostante l’opera di contrasto da parte delle istituzioni, mantiene una pericolosa potenzialità offensiva».