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26/07/2019 09:17:00

Oggi il 27°anniversario della morte di Rita Atria

Oggi è il 27° anniversario della morte di Rita Atria, la giovane collaboratrice di giustizia di Partanna che, a soli 17 anni, una settimana dopo la strage di Via D'Amelio, non ha retto a quel dolore e ha deciso di farla finita lanciandosi dell'appartemento del quartiere Tuscolano a Roma dove era arrivata appena tre giorni prima e dove viveva sotto la protezione dell'alto commissariato antimafia.

l'uccisione del giudice Borsellino,  Rita,  era caduta in uno stato di profonda prostrazione, aveva messo la sua vita nelle mani del giudice palermitano:  ''Sono rimasta sconvolta dall'uccisione del procuratore Paolo Borsellino, adesso non c'è più chi mi protegge, sono avvilita, non ce la faccio più''. 

Rita Atria, figlia di Vito e sorella di Nicolo', entrambi assassinati dalla mafia nella guerra fra cosche rivali, aveva iniziato a collaborare con Paolo Borsellino e poi con i sostituti Alessandra Camassa e Massimo Russo, ai quali aveva rivelato aspetti ritenuti estremamente interessanti sulle cosche mafiose del trapanese e del Belice.

Il padre, Vito Atria, era stato ucciso a 42 anni in un agguato mafioso a Partanna il 18 novembre del 1985. Il fratello di Rita, Nicolo', di 27 anni, aveva subito la stessa sorte il 24 giugno 1991, ucciso nella sua pizzeria di Montevago. Le rivelazioni di Rita Atria e della cognata Piera Aiello, oggi parlamentare del Moviento Cinque Stelle, consentirono di delineare gli scenari dalla ''guerra'' di mafia che a Partanna aveva provocato una trentina di omicidi nella faida tra la famiglia degli Ingoglia, alla quale appartenevano gli Atria, e quella degli Accardo, detti 'cannata'.

La madre di Rita, Giovanna Cannova, qualche mese dopo la morte della figlia, venne sorpresa mentre prendeva a martellate la sua fotografia sulla tomba di famiglia a Partanna e per questo  fu condannata a due mesi e 20 giorni. 

Ecco cosa scriveva Rita sul suo diario:

Finché giudici come Falcone, Paolo Borsellino e tanti come loro vivranno, non bisogna arrendersi mai, e la giustizia e la verità vivrà contro tutto e tutti. L’unico sistema per eliminare tale piaga è rendere coscienti i ragazzi che vivono tra la mafia che al di fuori c’è un altro mondo fatto di cose semplici, ma belle, di purezza, un mondo dove sei trattato per ciò che sei, non perché sei figlio di questa o di quella persona, o perché hai pagato un pizzo per farti fare quel favore. Forse un mondo onesto non esisterà mai, ma chi ci impedisce di sognare. Forse se ognuno di noi prova a cambiare, forse ce la faremo”.