Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
26/07/2019 07:18:00

Sicilia, operazione antidroga: 16 arresti. Fiumi di cocaina per la Palermo "bene"

 Hanno fatto girare in Sicilia fiumi di cocaina destinate soprattutto alla "Palermo bene", con consegne direttamente a domicilio. 16 persone sono state arrestate all'alba di oggi.  

Si tratta di un'operazione antidroga condotta dalla Polizia di Stato di Palermo che ha smantellato una fitta rete di spaccio, gestita da due associazioni a delinquere, che, "nel corso degli ultimi anni, hanno fatto circolare lungo le strade del capoluogo palermitano fiumi di cocaina".

L'operazione è un approfondimento ed evoluzione di una precedente analoga che, nel febbraio del 2017, portò all'esecuzione di alcuni provvedimenti custodiali a carico di pusher del rione Zisa. Si scoprì allora che i malviventi, tramite ordinazioni telefoniche, effettuavano continue cessioni di stupefacente ad acquirenti della cosiddetta Palermo bene.

Le ultime indagini, svolte dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno registrato le illecite attività di altre persone, sempre del rione Zisa che, "facenti parte di organizzazioni strutturate ed attraverso la nota metodica del telefono in servizio H/24, offrivano droga a tutte le ore, non soltanto take away ma anche a domicilio, rappresentando un continuo punto di approvvigionamento in favore di centinaia di acquirenti residenti in zone diverse del centro cittadino".

Tra i promotori dell’organizzazione c'era il parente di un noto pregiudicato mafioso del mandamento della Noce. I pusher erano sottoposti a regole ferree imposte dall'alto per frenare i conflitti e la voglia di aumentare i guadagni dei singoli spacciatori. A volte si interveniva con la violenza per stoppare l'esuberanza di qualcuno.

L’associazione controllava rigidamente l’attività di spaccio dei propri pusher , impossibilitati a qualsiasi forma di autonomia se non espressamente autorizzati, a seguito anche di elargizione di somme di denaro. Si ricostruivano diverse dinamiche conflittuali tra pusher interessati ad aumentare il bacino di clienti, assicurandosi un’attività redditizia che consentiva di guadagnare svariate centinaia di Euro al giorno.