Moglie e figli di Tommaso Buscetta, il collaboratore di giustizia più famoso, si raccontano in un documentario di due autori americani: «Our Godfather: The Man the mafia Could Not Kill».
La figura del “Boss dei due mondi” torna nuovamente sui grandi schermi. La famiglia Buscetta stessa la quale, attraverso i vissuti di alcuni dei suoi componenti, racconterà con un documentario la storia dell’uomo che dopo aver visto morire 11 dei suoi famigliari sotto i colpi di pistola dei boss, prese per mano i magistrati e mostrò loro tutti i meandri di Cosa nostra. Dai volti più o meno noti, alle cariche, alle strutture, fino ai legami con il mondo della politica e dell’imprenditoria da cui si sferrò un colpo imponente a tutto il gotha, o quasi, di Cosa Nostra con il Maxi processo. “Our Godfather: The Man the mafia Could Not Kill”, (“Il nostro Padrino: l’uomo che la mafia non poté uccidere”), questo è il titolo del documentario già in onda in streaming su YouTube dallo scorso fine settimana e dal prossimo settembre sarà disponibile anche sulla nota piattaforma Netflix.
Per realizzarlo i due cineasti statunitensi Max Franchetti e Andrew Meier si sono dovuti armare di molta pazienza in quanto, solo per rintracciare Roberto Buscetta, figlio del boss, e la madre Cristina, brasiliana, la terza moglie del super pentito vissuti sotto falso nome e in varie località per oltre trent’anni, ci hanno dovuto impiegare due anni di tempo.
I due registi, dopo vari tentativi, per ottenere un contatto diretto con madre e figlio, hanno dovuto far affidamento ad ogni mezzo, anche scrivendo a vecchi indirizzi mail. Ed è stato proprio scrivendo ad uno di questi che dopo tre settimane di totale silenzio Cristina, incuriosita, si è fatta sentire. L’incontro tra Cristina e Roberto Buscetta e i due cineasti è avvenuto nel maggio 2015 in Florida, alla presenza dell’agente della Dea Anthony Petrucci che per anni era stato uno degli angeli custodi della famiglia.