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19/09/2019 04:20:00

"L'assurdo obolo per incassare un assegno in una banca di Campobello"

Spesso, se non quasi sempre, gli organi d’informazione concentrano la loro attenzione su argomenti volti a suscitare l’interesse polemico del lettore, trascurando argomenti di maggiore rilievo che toccano gli interessi quotidiani dei cittadini.

Per esempio, argomento spesso tralasciato, salvo eclatanti ruberie, è quello delle banche. A tal proposito vi racconto una vicenda capitata a un mio cliente.

Il signor X riceve in pagamento dal signor Y un assegno bancario di €200,00 tratto sulla filiale di Campobello di Mazara dell’UNICREDIT. Il primo si reca in banca per riscuotere il controvalore e il cassiere lo avverte che tratterrà la somma di 8 Euro. Perché? chiede perplesso l’utente. Ma è ovvio – risponde un po’ spazientito il cassiere - la banca vuole pagato il servizio, sta perdendo del tempo. Mi chiedo e vi chiedo e chiederò alle diverse autorità alle quali mi rivolgerò: è veramente così?


Vediamo. Che cos’è l’assegno? Si può leggere nel sito della Banca d’Italia che “L'assegno è uno strumento di pagamento sostitutivo del denaro contante perché: è pagabile "a vista", può cioè essere pagato dalla banca del cliente che ha emesso l'assegno al momento della presentazione del titolo.” Quindi l’assegno è denaro. Ma che dice la legge? Dispone l’art. 1 del R.D. 21.12.1933 n. 1736 che l’assegno contiene l’ordine incondizionato di pagare una somma determinata, rivolto a chi “è designato a pagare”. E, dunque, il rapporto intercorre non fra il prenditore, cioè chi riscuote l’assegno, e la Banca, ma fra il traente, cioè il signor Y, e l’UNICREDIT. È il primo che ordina e il secondo che deve adempiere. La banca assolve ad un’obbligazione, e per tale servizio pretenderà dal proprio cliente, il signor Y, una commissione e, dunque, non sta lavorando gratis.

Aggiunge il solerte cassiere: se non vuol pagare, allora versi l’assegno sul conto della sua banca. Scusi cassiere ma la Banca non svolge pure in questo caso un servizio? Perché non pretende il pagamento anche in questo caso?
E la mente mi corre alla favola di Fedro del lupo e dell’agnello. Forse, tra lupi c’è maggiore sintonia?
Mi domando e chiederò alla Procura della Repubblica di Marsala se una tale condotta non configuri il reato di previso dall’art. 646 c.p. per il quale “chiunque, per procurare a sé o ad altri un ingiusto profitto, si appropria il denaro o la cosa mobile altrui di cui abbia, a qualsiasi titolo, il possesso, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro mille a euro tremila”.

Ma prima lo chiederò alla Banca d’Italia, non escludendo un’azione in linea civile per la ripetizione della somma.
Mi piacerebbe conoscere altre opinioni, soprattutto se di avviso diverso. Di una cosa, sono comunque certo che non aprirò mai un conto presso quella banca, ritenendo l’utilizzo di tali pratiche, a dir poco, scorrette.

Ai parlamentari, li inviterei, a fare meno polemiche su cose inutili, e a tutelare maggiormente il consumatore difronte a tali atteggiamenti.

Avv. Biagio Di Maria