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29/09/2019 09:05:00

Sicilia, è irregolare e pericolosa. Verrà abbattuta la cappella di Vito Ciancimino

Una piccola cappella funeraria, grezza, semi abbandonata, con qualche irregolarità documentale, pericolosa, pronta per essere abbattuta nel cimitero dei Cappuccini. La notizia in sé è di routine, ma è il proprietario che fa notizia: Vito Ciancimino. Aveva acquistato un lotto negli anni Settanta, lui che era il mafioso-sindaco-re di Palermo. E ora la sua nemesi saranno i colpi di piccone che inevitabilmente arriveranno a eliminare, peraltro, quello che è anche ormai considerato un pericolo per la pubblica incolumità. Piccolo risarcimento-demolizione rispetto al «sacco» che Ciancimino autorizzò, sfregiando per sempre il capoluogo siciliano. Attenzione, in quella gentilizia diroccata non ci sono salme da spostare (la tomba a terra di Ciancimino è poco distante) e mai ha assolto alla sua funzione, proprio perché fu cominciata e mai completata.

La vicenda risale appunto al 1977. Il regolamento all'epoca prevedeva «la costruzione di loculi e relative coperture entro 6 mesi dalla data di concessione». Non se ne fece nulla, ma poi il 17 febbraio del 1978 la commissione edilizia aveva rilasciato la concessione. Passano gli anni e nel 2001 il Comune avvia un censimento di tutte le sepolture «in palese stato di incompletezza». Tra gli altri, c'era anche quello di Ciancimino. In cui si sono anche “rilevate - si legge in una relazione - delle irregolarità consistenti in occupazione di area maggiore e mancanza di documentazione necessaria e obbligatoria». Passano gli anni e nel 2004 la figlia di Ciancimino, Luciana, torna alla carica e chiede agli uffici la regolarizzazione della concessione». 

A quel punto viene chiesto quale sia l'impresa che si occuperà dei lavori. Passano gli anni ed è tutto un tira e molla. Nel 2008 Luciana Ciancimino (il padre nel frattempo era morto da sei anni) indica la ditta di fiducia. Passano altri 8 anni e il 2016 è quello in cui viene chiesto alla famiglia di intervenire per eliminare il pericolo visto «che il manufatto è in stato di evidente degrado». Silenzio, anche questa volta, almeno così scrive nella determina il dirigente amministrativo del provvedimento. Fino a oggi. Si propone la decadenza della concessione. Tecnicamente ci sono 120 giorni di tempo perché gli interessati si possano rivolgersi al Tar per annullare il provvedimento. Decorso il termine, a quel punto, sarà necessario provvedere alla demolizione anche perché i proprietari delle cappelle gentilizie adiacenti hanno denunciato situazioni di pericolo. E così andrà già quell'abbozzo di tabernacolo che un tempo appartenne a Vito Ciancimino, il sindaco del «sacco di Palermo»