Si sarà perso un passaggio, o forse due, il sindaco di Marsala, Alberto Di Girolamo, che sui social non ha fatto una bella figura, pubblicando un post su un articolo della rivista Marco Polo a proposito del vino Marsala.
A suscitare le critiche sono stati gli auguri del sindaco al Marsala per i 50 anni di esistenza. Peccato però che il Marsala, e tutti lo sanno, sia nato a fine 700 ideato dal commerciante inglese Woodhouse. Quindi c'è qualche anno di differenza. In realtà quello che la rivista celebra sono i 50 di Marsala Doc, denominazione di origine controllata.
Con precisione, però, il Marsala il 12 luglio 1963 si pregiava del marchio D.O.C. (Denominazione di Origine Controllata): è stato il primo prodotto italiano in assoluto.
“La rivista “Marco Polo”, oggi in edicola, in occasione dell'anniversario del vino Marsala, dedica un ampio servizio alla nostra città”. Scrive Alberto Di Girolamo sulla sua pagina. Una svista enorme per il sindaco che ha scatenato commenti e sfottò. “Bocciato allo scritto e all'orale”, “Non perde occasione per danneggiare la sua e la nostra immagine di marsalesi”, sono solo alcuni commenti rivolti all'uscita infelice del sindaco.
Dicevamo che il vino Marsala è stato il primo ad ottenere il riconoscimento D.O.C.
Il vino liquoroso della provincia di Trapani è ancora oggi uno dei riferimenti della cultura enogastronomica siciliana e da quel lontano 1963 sono ora tanti i prodotti D.O.C. del nostro territorio. Ma sapete cosa significa questo acronimo o, meglio, come si ottiene?
D.O.C. significa Denominazione di Origine Controllata ed è un marchio che si applica ai prodotti vitivinicoli di tutta Europa che rispettano alcune fasi durante la produzione: in particolare vengono da una specifica zona (delimitata geograficamente), sono di un particolare vitigno, seguono pratiche colturali e metodi di vinificazione specifici, inoltre hanno un particolare titolo alcolometrico, rendimento per ettaro e determinate caratteristiche organolettiche.
Oggi però il vino Marsala vive una forte crisi, soprattutto da quando non esiste più il Consorzio Marsala DOC.
Esattamente dal primo settembre 2016, quando è stato pubblicato dal Ministero dell'Agricoltura l'elenco ufficiale dei Consorzi dei Vini italiani Doc. Sono 109 e tra questi non c'è più il Consorzio Tutela del Marsala DOC. Circostanza ancora più grave, l'assenza non sembra aver pesato a nessuno. E tra tutti alle istituzioni. Basti pensare che da quando si è dimesso Antonino Barraco, il sindaco Di Girolamo non ha nominato nessun altro assessore all'agricoltura competente in materia. Ha tenuto per sé la delega portando a casa zero risultati. Non c'è stata sostanzialmente una figura nella giunta in grado di prendere in mano e analizzare i problemi di un prodotto che porta nel mondo il nome della città. L'unica cosa sono state le uscite social per niente precise del sindaco.
Sono stati anni di commenti e proposte per il rilancio del vino Marsala Doc, tra tutti ad esempio il museo del vino, di cui non si ha più notizia.
Temi che sono stati affrontati durante l'ultima edizione marsalese di SiciliAmo, con Salvatore Lombardo, ex sindaco della città e presidente della Strada del Vino, che ha detto chiaro e tondo: “O si riesce a ricreare un Consorzio serio del Vino Marsala, che investa e lo rilanci, oppure sarà difficile godere di nuovi benefici legati al vino. E su questo tutti i produttori di Marsala devono essere d’accordo. I grandi vini da meditazione come Madera, Porto e Sherry sono legati a una città e non possono fare a meno di raccontarla. I vini non si bevono solo perché buoni, ma soprattutto perché nel calice si ritrova il territorio e la sua storia”.
Il Marsala è moribondo, come ha raccontato tempo fa Tp24. Ma c'è un altro tassello che potrebbe dare il colpo di grazia ad un vino con una storia ultracentenaria. Sono i dazi che intende applicare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sui prodotti esteri importanti. Tra i prodotti siciliani più a rischio, ha detto Lorenzo Balzana, responsabile economico di Coldiretti, c'è il vino. E tra questi “il Marsala rischia più di tutti, perchè compare nella lista preliminare della merce da tassare, redatta no molto tempo fa dagli americani”. Una mazzata forte, per quello che è il prodotto più prestigioso della città. Ma questo, forse,il pericolo che corre il Marsala, il sindaco non l'ha intuito ancora.