Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
16/10/2019 04:00:00

In Sicilia è allarme olio: si rischia l'invasione di quello tunisino

L'isola registra una produzione di olio a macchia di leopardo da provincia a provincia. Aumenti del 38 per cento in quasi tutta l'isola, quasi dimezzata la produzione in alcune campagne del Belice.

Il 2019 è l'anno del riscatto per la produzione olivicola italiana. Dopo la campagna dello scorso anno, la peggiore di sempre, sarà la Puglia - vero polmone olivicolo nazionale - a guidare la ripresa della produzione di olio extravergine d'oliva italiano.

Nonostante i problemi legati alla Xylella. Annata molto positiva per la Calabria (+116%), che conserva la seconda piazza tra le Regioni italiane davanti alla Sicilia (+38%). C'è una Sicilia che però, va a doppia velocità. Da un lato l'isola registrato un netto incremento di previsione della prossima campagna olearia, dall'altra si registrano nette differenze di produzione a seconda delle province. Due aspetti hanno influito sulla produzione: i fenomeni climatici nel periodo della fioritura e il comportamento delle diverse varietà a fronte di questi fenomeni. Complessivamente, si può stimare per la Sicilia una annata in crescita del +35%, che porterebbe il quantitativo stimato a superare le 24mila tonnellate. Produzione incoraggiante, ma che invece preoccupa le campagne del Belice nel trapanese, dove il trend invece è esattamente l'opposto. Si rischia una produzione praticamente dimezzata a causa delle piogge e del freddo dello scorso maggio. Il Comitato degli agricoltori adesso vuole chiedere il riconoscimento dello stato di calamità. I paesi interessati sono Castelvetrano e Partanna, ma anche Campobello di Mazara e Santa Ninfa sembrano seriamente interessate al fenomeno. "Dai sopralluoghi effettuati si ritiene che l'incidenza del danno alla produzione per la coltura olivicola è pari al 34,46%", spiega Felice Crescente.

Qual è il rischio per la produzione italiana? Semplice, che come è successo nel 2018, siano triplicati (+199%) quelli di olio tunisino. Un rischio che si cerca di evitare anche per non danneggiare oltremodo una delle eccellenze italiane. "Dopo un 2018 catastrofico per il settore, finalmente un'inversione di tendenza - ha detto il Presidente di Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino -. Ora bisogna premiare la filiera agricola che si impegna nella produzione di un olio di qualità, garantendo prezzi più equi, adeguati e remunerativi". "Gli olivicoltori, dopo le sofferenze dello scorso anno, meritavano un'annata come quella che sta per iniziare che sarà caratterizzata, dalla qualità ma anche dalla quantità", ha detto il oresidente di Italia Olivicola Gennaro Sicolo, "La qualità del nostro olio sarà eccellente - ha sottolineato il presidente di Aifo, Piero Gonnelli -. Per la quantità invece registriamo una decisa ripresa rispetto al disastro dello scorso anno, ma siamo ancora lontanissimi dal soddisfare in toto il fabbisogno dei consumatori italiani".