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16/10/2019 06:00:00

Inside Licata/8. Ecco perché il re degli hotel è una persona "socialmente pericolosa"

Inside Licata. Un’inchiesta a puntate di Tp24 sul re delle sale ricevimenti a Marsala, Michele Licata, il sistema andato avanti per anni che ha portato a milioni di euro di tasse evase, alle truffe sui contributi pubblici, soldi nascosti, fornitori compiacenti, in quello che è diventato un caso studiato in tutta Italia. Questa inchiesta entra nel cuore del sistema Licata. Nel suo Monopoly.

***

Michele Licata è una persona “pericolosa” per la società. Questo scrivono i giudici nel decreto di confisca emesso dalla sezione misure prevenzione del Tribunale di Trapani. Decreto che, per l’esattezza, applica misure di prevenzione personali e patrimoniali. Nel primo caso è l’applicazione della sorveglianza speciale. Le misure di prevenzione patrimoniali consistono invece nella confisca di quei beni che sono stati gestiti o hanno beneficiato di attività illecite. Sulla parte della confisca dei beni la Corte d’Appello di Palermo ha accolto il ricorso della Procura e ha sospeso il decreto di confisca, come abbiamo raccontato. La Procura ha infatti contestato il criterio con cui sono stati calcolati le parti dei beni da confiscare, la quantificazione, sostanzialmente, dell’attività illecita e la restituzione di alcuni beni alla famiglia Licata. E' un punto a favore per la Procura, visto che i beni restano tutti sequestrati, in attesa del giudizio di secondo grado.


La parte della misura di prevenzione personale, però resta invariata. Ma occorre fare un altro passo indietro.
Perchè tutte le operazioni che riguardano il caso di Michele Licata, il re delle sale ricevimenti e degli hotel a Marsala, ruotano attorno ad un concetto. Quello di “pericolosità sociale”. Il sequestro preventivo dei beni a Michele Licata è stato un importante precedente in Italia. E’ stato infatti il primo caso di una misura di prevenzione del genere applicata per fatti non di mafia. Solitamente questo genere di misure vengono applicate a persone di cui si sospettano legami con la criminalità organizzata, che i beni e le ricchezze siano stati ottenuti grazie ai rapporti con la malavita, e che, visto proprio questo legame, si tratta di soggetti “socialmente pericolosi”.


Con Licata è diverso. Il sequestro nasce per le attività di evasione fiscale, truffa, malversazione e appropriazione indebita. L’ipotesi è che il suo impero sia diventato tale proprio per queste attività illecite, per le quali è stato condannato a 4 anni e mezzo in primo grado. In questo senso si parla di Michele Licata come un soggetto “pericoloso” per la società. Stabilire la pericolosità sociale di Licata è alla base delle inchieste che lo hanno coinvolto. E nel decreto di confisca il criterio con cui viene definito “socialmente pericoloso” resta intatto. Veniamo a noi. Perchè Licata è pericoloso?

Scrivono i giudici che la figura di Licata “non rientra in quella di mero evasore fiscale, anche occasionale, che appartiene all’area dell’illecito amministrativo, o in taluni casi, dell’illecito penale, ma di colui che manifesta una personalità dedita all’evasione fiscale, continua e ripetuta, che rappresenta uno stile di vita, perciò dedito a traffici delittuosi ovvero che vive col provento di questa attività delittuosa e di quella connessa”.

 


Infatti, come abbiamo visto in questi giorni, le attività di evasione fiscale e illeciti connessi sono andate avanti per anni. Il periodo preso in esame e in cui i magistrati hanno riscontrato le attività illecite, come confermate dal Gup di Marsala che lo ha condannato, è tra il 2006 e il 2015, fino al giorno del sequestro dei beni.


In questo periodo Michele Licata, attraverso le società a lui riconducibili, si è fatto emettere fatture per operazioni inesistenti per 25 milioni di euro.
Fatture che sono servite a dichiarare maggiori costi alle sue società e di conseguenza ridurre la base imponibile su cui calcolare le imposte. In questo modo ha potuto evadere tasse per circa nove milioni di euro. Inoltre quelle fatture sono servite anche per ottenere contributi pubblici per lavori nei suoi locali, e sono state dichiarate per ottenere dei crediti Iva in realtà non dovuti.
Un’attività andata avanti per anni, dicevamo. Infatti i giudici scrivono che tra le “condotte criminose costituenti sintomo della pericolosità del Licata vi è certamente il sistematico ricorso a fatture per operazioni inesistenti”.

Perchè queste attività illecite sono “pericolose”?
Lo spiegano chiaramente i giudici. “Tali condotte costituiscono spesso l’espressione di gravi perturbamenti e alterazioni del mercato dei beni e dei servizi. E’ noto ad esempio che ricorrendo alle truffe in materia di Iva che avvengono nel commercio intra comunitario i soggetti coinvolti locupletano non solo il mancato versamento dell’imposta ma anche maggiori ricavi derivanti dalla possibilità di vendere i beni a prezzi più bassi dei concorrenti”. In sostanza l’evasione sistematica delle imposte, come metteva in campo Licata, non solo comportava minori entrate allo Stato, ma consentiva a Licata di ridurre i prezzi battendo illecitamente la concorrenza, e quindi danneggiando il libero mercato.

 


Da qui arriva la definizione di “pericolosità sociale”.
Aggiungono i giudici che la pericolosità di Licata si è manifestata fin dal 2006.
“Prima con il ricorso ad una massiccia e continuativa opera di falsificazione, per finalità di evasione fiscale; poi attraverso comportamenti truffaldini tesi al conseguimento di finanziamenti pubblici oppure alla distrazione delle relative risorse; infine ricorrendo ad una molteplicità di operazioni economiche tese a rendere più difficoltosa la individuazione delle risorse illecite accumulate o ad ostacolarne la sottoposizione ad una misura ablativa”. Non solo quindi le truffe l’evasione, ma anche l’appropriazione indebita e lo smistare i fondi tra i familiari per nasconderli dal sequestro.


In che senso appropriazione indebita?
Lo abbiamo visto nelle puntate precedenti. Licata si faceva emettere fatture false da aziende compiacenti. A questi prometteva una percentuale sul totale. Le società di Licata pagavano le fatture, assegni, o altro, i fornitori tenevano la percentuale e il resto lo restituivano a Licata che li smistava tra i conti personali, prevalentemente, suoi e dei suoi familiari.
In più abbiamo visto che nei giorni precedenti al sequestro Licata ha spostato, dai conti suoi e dei familiari iscritti come amministratori delle società, 4,5 milioni di euro ad altri suoi familiari o ha stipulato polizze.


Bisogna dire che non sono stati ritenuti validi per delineare la pericolosità di Licata gli illeciti extratributari. Le condanne per il cibo avariato, per la violazione delle norme igieniche, e di sicurezza sul lavoro, non concorrono a determinare la pericolosità sociale, scrivono i giudici, ma solo a tracciare un profilo dell’imprenditore, questo perchè devono considerarsi solo i “proventi di attività delittuose”.

Il decreto parla di misure di prevenzione personale. Spiegano i giudici che per applicare questa misura occorre stabilire, a differenza della confisca, l’attualità della pericolosità. Qui i giudici sono impietosi.


“Licata ha manifestato una pervasiva e persistente pericolosità, in grado certamente di proiettarsi fino alla attualità”
. Aggiungono che “appare arduo ipotizzare che il Licata, destinato a rientrare nel circuito imprenditoriale, abbia tratto dalla vicenda un sicuro convincimento a non reiterare analoghe condotte”. In sostanza dicono i giudici che il lupo può perdere il pelo ma non il vizio. Anche perchè anche quando Licata è venuto a conoscenza delle indagini sul suo conto ha coinvolto i suoi familiari nel “nascondere” dal sequestro una bella quantità di risorse: 4,5 milioni di euro.

 

Allora ecco la misura di prevenzione. E’ la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per due anni e mezzo. Con diverse prescrizioni. Entro 30 giorni dall’inizio della misura deve darsi alla ricerca di un lavoro. Deve fissare la propria dimora, farla conoscere e non allontanarsene senza preavviso. Deve “vivere onestamente e rispettare le leggi”. Non deve “associarsi abitualmente a persone che hanno subito condanne e sono sottoposte a misura di prevenzione o di sicurezza e non deve frequentare nè intrattenersi anche solo occasionalmente con soggetti pregiudicati per delitti contro la persona, il patrimonia o per reati in materia di stupefacenti”. Tra gli obblighi ci sono anche quelli di non rincasare la sera più tardi delle 21 e non uscire la mattina prima delle 7, senza autorizzazione. Non deve portare armi, non deve partecipare a riunioni pubbliche per le quali è necessaria l’autorizzazione di pubblica sicurezza.


Limitazioni pesanti, per una persona ritenuta “pericolosa”. Queste misure restano. Altra storia è per i suoi beni. Ma “Inside Licata” continua.

 

PUNTATE

1 - Così sono cominciati i guai per il re degli hotel di Marsala
2 - Il “modus operandi”, le aziende compiacenti, le fatture false
3 - Soldi pubblici con fatture false. I progetti al Baglio Basile e Delfino
4 - La maxi evasione, ecco tutte le imposte non pagate
5 - La confessione: "Sì, ho usato fatture false"
6 - La fedina penale. Dal cibo avariato al caso Torrazza: tutte le condanne
7 - "Tengo famiglia". Tutti i soldi fatti sparire