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23/10/2019 08:25:00

Marsala – Uomo di 70 anni condannato a 2 anni e 10 mesi per maltrattamenti alla moglie

 Due anni e dieci mesi di reclusione, nonché anche la condanna a versare 10 mila euro alla parte civile (la moglie). E’ stata questa la pena inflitta dal giudice monocratico Lorenzo Chiaramonte al 70enne marsalese Salvatore Alessandro Cudia, giudicato colpevole del reato di maltrattamenti in famiglia.

La vittima (I.C., di 64 anni) è stata assistita dall’avvocato Francesco Vinci, mentre legale dell’imputato è stato Gabriele Pellegrino. Costretta a subire gli scatti di violenza del marito, ad un certo punto I.C. dovette scappare da casa e a fine settembre 2016 è stata ospitata in una struttura protetta.

Pesantissime le contestazioni mosse nell’atto d’accusa redatto dalla Procura sulla base delle indagini svolte dalla polizia del Commissariato marsalese, al quale la donna si è rivolta, telefonicamente, quando fu chiusa a chiave in una stanza. Secondo l’accusa, dal marito. A liberarla furono i poliziotti.

Fu quello l’ultimo atto di un difficile (per la donna, pare, un vero “incubo”) rapporto coniugale. Numerosi gli episodi di violenza contestati all’uomo. Più volte minacciata di morte, la donna, in varie occasioni, avrebbe subito sputi, schiaffi, pugni e bastonate. Teatro dei fatti contestati un appartamento del quartiere popolare di Amabilina. Nell’atto d’accusa firmato dal pm Niccolò Volpe si legge che l’imputato “maltrattava, con carattere di abitualità, la moglie sottoponendola a continue vessazioni e ad un insostenibile e penoso regime di vita familiare così da provocare nella stessa un perdurante stato di sofferenza fisica e morale incompatibile con normali condizioni di vita”. Le avrebbe, in particolare, impedito di uscire di casa e l’avrebbe minacciata di morte, dicendole: “Ti ammazzo con il martello”, “Ti butto dalla finestra”, “Guarda che finirà male. Non farmi arrivare all’esasperazione perché ti butto dal balcone”. Nel corso del processo è stata ascoltata anche la figlia dell’imputato, che ha dichiarato: “Il problema è che mio padre aveva il vizio di bere. In famiglia non c’è stata mai serenità”.