Ha appena 13 anni ma ha trovato il coraggio e la forza di andare dalla polizia e ha raccontato che un ragazzo più grande di lei non solo avrebbe preteso rapporti sessuali, ma - al fine di ottenerli - l'avrebbe anche ricattata, minacciando di diffondere un video, girato proprio da lui con il cellulare e senza che lei se ne accorgesse, durante uno dei loro incontri. Filmato che, secondo la Procura, il giovane avrebbe poi effettivamente inviato a diverse persone su Whatsapp. La denuncia dell'adolescente adesso ha portato all'arresto del suo presunto aguzzino, 23 anni, residente allo Zen.
È finito in carcere su disposizione del gip Marcella Ferrara, che ha accolto la richiesta di custodia cautelare formulata dal procuratore aggiunto Annamaria Picozzi e dal sostituto Federica La Chioma.
La vicenda è emersa proprio in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - si sarebbe sviluppata tra il marzo dell'anno scorso e i primi mesi di quest'anno. All'indagato non è quindi possibile contestare il «revenge porn» (introdotto con il Codice rosso, lo scorso agosto), ma i reati ipotizzati sono diversi e tutti molto gravi: violenza sessuale su minore, corruzione di minore, produzione e diffusione di materiale pedopornografico. Durante l'interrogatorio di garanzia, il giovane si è avvalso della facoltà di non rispondere.