Valentina Colli, presidente provinciale dell’UDI, è intervenuta in un convegno che riguardava il Codice Rosso, in occasione del 25 novembre. Che è successo?
Si è trattata di una iniziativa organizzata dal Movimento Cinque Stelle, la diatriba nasce dal fatto che dopo un’ora e mezzo, dove si è parlato di tutto tranne che di Codice Rosso, io ho portato le obiezioni sollevate da decine di movimenti e associazioni, commissioni di inchiesta sulle pari opportunità dei vari governi, indipendentemente dai colori politici. Tra le varie obiezioni l’invarianza finanziaria che, in poche parole, ti dice: tutto quello che è previsto dentro questa legge voi lo dovete fare sempre con gli stessi mezzi, cioè pochi.
Ci sono altre criticità?
Ce ne sono diverse dentro il Codice Rosso, la prima si tratta di una legge che riflette le politiche emergenziali. Non c’è nessun approccio strutturale alla problematica ma solo securitario e pure mal fatto. L’obiezione che abbiamo sollevato a livello nazionale è il termine dei tre giorni per sporgere querela. In 72 ore succedono tante cose, se una donna non viene messa in protezione, con i minori che sono le vittime collaterali, accadono due cose: la rivittimizzazione della vittima stessa, si trova ad esporre per due volte quello che ha subito. Seconda cosa se la vittima non è stata messa in protezione in queste 72 ore può accadere la qualsiasi cosa.
Lei è convinta che questa legge sia un po' una legge spot?
Assolutamente sì, ne è convinta l’UDI nazionale, la Rete Giulia, Se non ora quando. Non ci sono misure messe in atto che ci parlano di prevenzione. Io sottolineo il fatto che le commissioni di questo governo sono le stesse commissioni del governo precedente, del Conte uno. Non l’ho sottolineato sabato, al convegno, per una questione di bon ton.
Però è stata accusata di un intervento strumentale…
Se io avessi voluto essere strumentale avrei dovuto sottolineare che questi stessi esponenti politici presenti al convegno, parte di questo attuale governo, che portano in giro il Codice Rosso è la stessa parte politica che aveva dato il via al decreto Pillon. Io invece lo sto solo dicendo adesso.
In molti sostengono che l’omicidio di Nicoletta Indelicato sia un femminicidio. Lei che ne pensa?
Io non conosco gli atti processuali, dico sempre che il femminicidio è un atto criminoso che viene perpetrato su una donna che si è ribellata ad uno steriotipo sociale. Non so se Nicoletta si fosse ribellata, se si era ribellata a delle coercizioni imposte dall’amica o dall’imputato possiamo inquadrarlo come femminicidio.