Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
02/03/2020 06:00:00

Sfida Venuti - Villabuona per la segreteria del Pd in provincia di Trapani

Presentate le due candidature alla segreteria del Partito Democratico in provincia di Trapani, si tratta di Valentina Villabuona e di Domenico Venuti.
Entrambi hanno raccolto il 10% delle firme tra gli iscritti al partito, necessarie per poter depositare la mozione.


Sia Villabuona che Venuti provengono dall’area di Baldo Gucciardi, per vari dissapori le strade si sono separate e la Villabuona ha scelto di dedicarsi ai territori insieme al segretario uscente Marco Campagna.

Venuti, sindaco della città di Salemi, prima delle elezioni amministrative, che lo hanno visto rieletto al secondo mandato, aveva deciso di rimettere le cariche dirigenziali del partito ma non la tessera, una mossa funzionale alla sua elezione a sindaco, in considerazione del periodo non fertile che vivevano i dem.

Ha depositato la sua mozione Venuti, che tra gli altri è stata firmata anche da Francesco Brillante, prima vicini, poi lontani, ora di nuovo vicini.
Venuti parla di controtendenza, di un partito che si è ritrovato unito nell’indicarlo come possibile segretario provinciale: “Ho deciso di accettare questa scommessa, fondata sulla condivisione di progetti comuni e sulla sintesi tra persone piuttosto che tra correnti, spesso utilizzate al fine di alimentare contrapposizioni strumentali mirate più ad esprimere posizionamenti personali che posizioni politiche. Sia chiaro che se eletto, non sarò il segretario che si occuperà di asfittiche beghe interne relative alla classe dirigente.

Voltare pagina significa ridare respiro al PD, un respiro profondo che mette in relazione i territori con il vertice, le istanze delle persone con le strategie politiche e che relega la tattica a strumento e non certamente a fine ultimo di una forza politica che deve piuttosto tendere a rappresentare idee, istanze, sentimenti. Un rinnovamento di sostanza e di metodo insomma, in armonia con quanto avviato dal Segretario Nazionale Zingaretti, che deve vedere coinvolti quanti lo condividono profondamente a prescindere se eletti, dirigenti, iscritti o simpatizzanti”.
Venuti indica la strada del partito, una ricostruzione che parte dalle persone e non dalle polemiche e dalle correnti: “Un partito che discute agilmente con movimenti, associazioni, corpi intermedi perseguendo la contaminazione e non rifuggendola”.
È una mozione di grande ambizione e interesse, non si può non sottolineare però che la politica non ha bisogno di spille e nemmeno di ruoli, e la provincia di Trapani è rimasta orfana di un Pd che non c’è stato ad affrontare le vere emergenze territoriali ma soprattutto all’ascolto attento.
Non c’è stato ad affrontare il problema dei due padri a Trapani che volevano solo riconosciuto il ruolo genitoriale, non c’erano sul molo del porto .
Assenti sulle problematiche per cui si batte il Pd da sempre.

Chiude la mozione con un endorsement al sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, senza mai nominarlo ma il riferimento è evidente: “ Il solco tracciato dalla recente Assemblea Nazionale del PD, che ha visto l’inserimento negli organismi di persone avvicinatesi recentemente al partito ed in taluni casi non tesserate, ha già dato il via al processo. Adesso sta a noi declinarlo sul territorio in modo adeguato e contestualizzato. Sarò orgoglioso di poter essere io a guidarlo, se gli iscritti lo vorranno, e mi impegnerò come sono solito fare con il vostro aiuto, la vostra generosità ed il vostro coraggio”.
Tutto è bene quel che finisce bene. Singolare è come nelle ultime ore ci sia stato un affollamento di comunicati stampa in sostegno della candidatura di Venuti, è un segno di debolezza non rafforzativo.

Inizia Dario Safina, vicinissimo da sempre a Camillo Oddo, adesso sosterrà Venuti: “Ho apposto la mia firma alla candidatura di Domenico Venuti a segretario Provinciale del PD perché ritengo che in questa fase politica, caratterizzata dalla voglia di alcuni di screditare le nostre istituzioni democratiche, è necessario che i partiti ripartano dai territori e da quanti, in frontiera, si impegnano ogni giorno per far si che le persone possano definirsi orgogliosamente cittadini di comunità che mettono al centro la solidarietà ed uno sviluppo rispettoso dell’essere umano e dell’ambiente…Domenico ed una rinnovata classe dirigente, senza esclusioni ed autoesclusioni, dovranno provare a far in modo che le aspettative della Provincia di Trapani vengano vissute come occasione di sviluppo della Sicilia e del Paese. In questo progetto sarà necessario coinvolgere i tanti amministratori locali ed i militanti, giovani e donne, che dovranno apportare nuova linfa ad un soggetto politico, il PD, che è strategico per lo sviluppo del nostro Paese e della Sicilia. Ciò non significa appiattimento del dibattito ma consapevolezza che le sterili divisioni del passato non saranno più tollerate dai cittadini e dai militanti”.


A leggere il tenore dei comunicati stampa la domanda sarebbe: ma prima chi c’era? Se i territori sono rimasti senza guida la responsabilità di chi è?
Si può prescrivere la cura senza l’analisi?
L’altra candidata è Valentina Villabuona che ha sottolineato come da mesi, invano, ha chiesto insieme ad altri tesserati “Che si aprisse un tavolo di confronto che mettesse insieme tutte le aree per portare il partito ad un congresso unitario, serio e profondo, tutto ciò non è avvenuto e non certo per nostra responsabilità. Abbiamo per questo deciso di candidarci con il sostegno delle democratiche e dei democratici della provincia di Trapani, al fine di garantire un congresso vero, che permetta a tutte le sensibilità del Pd di sentirsi rappresentante e che ci consenta di costruire un partito plurale, fatto di storie e culture diverse”.


Sul nome del suo competitor c’è il rammarico del mancato dialogo ma soprattutto del metodo utilizzato: “Volutamente non condivisa”.
Poi la stoccata finale: “Non è più tempo per un partito chiuso e fintamente unitario, un partito che ha ridotto ad un terzo i suoi iscritti e sembra non voler imparare dagli errori fatti.

Le sfide che ci attendono sono complesse e necessitano di una comunità consapevole e coesa che si costruisce con la condivisione e la partecipazione.
La nostra candidatura ha l’obiettivo di rendere protagoniste le iscritte e gli iscritti che potranno solo beneficiare di un congresso vero, dove potersi confrontare sul modello di partito e sulle tematiche del territorio.
Non una candidatura divisiva, ma una candidatura generosa e di responsabilità”.