di Katia Regina.
Anche la manifestazione, che si svolgerà oggi pomeriggio alle 18 a Marsala, subirà qualche modifica a seguito delle nuove prescrizioni da seguire per scongiurare il contagio da Coronavirus, salteranno infatti tutti gli interventi che erano stati programmati, verranno invece esposte al pubblico le centinaia di scarpe rosse sui gradini di Palazzo VII Aprile. Il grande impegno dell’Associazione Arcobaleno di Marsala, rappresentata da Sebastiano Grasso, che da diversi mesi ha avviato la raccolta del materiale necessario per questa installazione simbolica, troverà pertanto il suo momento di restituzione pubblica, come previsto, nella Giornata Internazionale della Donna.
A seguire l’intervento che avrei fatto:
Vorrei che questa ricorrenza venisse abolita;
Vorrei che tutte le ricorrenze come questa venissero abolite;
Vorrei che non fosse più necessario istituire una giornata internazionale per ricordarci che:
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Vorrei che si festeggiasse solo questa ricorrenza, che tutte le racchiude, quella del 10 dicembre che celebra la
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani
L’Italia ha firmato questo documento nel 1955, ma prima ancora lo aveva sancito nella nostra Costituzione all’articolo 3.
E allora? Di cosa stiamo parlando?
Perché siamo ancora costretti a scendere in piazza anche l’8 marzo, per ricordare che la donna ha pari diritti di un uomo?
Evidentemente qualcosa non sta funzionando.
Ed è su questo che dovremmo concentrarci.
C’è ancora bisogno di mostrare i numeri agghiaccianti che ogni anno vedono come vittime donne per mano di uomini che sostengono di amarle, amarle troppo… uomini che, nella maggior parte dei casi hanno il culto della madre, della Madonna e, come ha detto Simone de Beauvoir:
“C'è una strana malafede nel conciliare il disprezzo per le donne con il rispetto di cui si circondano le madri.”
La grande scrittrice de Il secondo sesso sosteneva anche che:
“Non si nasce donne: si diventa.”
“Essere donna non è un dato naturale, ma il risultato di una storia. Non c'è un destino biologico e psicologico che definisce la donna in quanto tale. Tale destino è la conseguenza della storia della civiltà, e per ogni donna la storia della sua vita.”
Nella società umana nulla è naturale e la donna, come molto altro, è un prodotto elaborato dalla civiltà.
Vorrei chiudere questo mio intervento con un messaggio per la comunità LGBT rappresentata qui oggi dall’instancabile Sebastiano Grasso, una provocazione della stessa autrice che ho già citato:
“Di per se stessa, l’omosessualità è limitante quanto l’eterosessualità: l’ideale sarebbe essere capaci di amare una donna o un uomo; indifferentemente, un essere umano, senza provare paura, limiti, od obblighi.”