Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
25/03/2020 16:26:00

L'odissea di Gianna e Giuseppe per arrivare a Marsala: "Trattati come bestie"

"Siamo senza cibo, acqua, servizi essenziali, riscaldamento ormai da 24 ore. Neanche le bestie si trattano così. Per la prima volta nella nostra vita ci stiamo vergognando di essere italiani".

 Il loro rientro in Sicilia è diventato una odissea.

Da 26 ore, Gianna Simonte e il marito Giuseppe Morana – lei di Valderice, lui di Marsala – sono fermi a Villa San Giovanni. Da lì non si passa. L’Isola è chiusa.

“Siamo allo stremo – dice Gianna – ci hanno lasciati all’addiaccio, non abbiamo né acqua né cibo e per andare in bagno dobbiamo pagare. Il nostro non è uno spostamento da un comune all’altro. Veniamo dal mare, il nostro è un rimpatrio”.

Gianna e Giuseppe sono sbarcati dalla nave da crociera Costa Pacifica dove hanno lavorato per sei mesi. Scaduto il contratto, il rientro a casa. La polizia ferroviaria ha permesso alla coppia di partire, in treno, da Roma, con l’autocertificazione. Giunti in Calabria marito e moglie, però, sono rimasti bloccati, assieme ad altre persone. “Siamo partiti sani – afferma Gianna – e ora rischiamo di ammalarci, qui ci sono sei gradi. Nessuno ci dice niente, non sappiamo cosa ci aspetterà nelle prossime ore, sappiamo solo che così non possiamo reggere”.