La situazione economica siciliana non fa ben sperare, ci sono settori che fanno i conti con l’inattività, non sono sufficienti le misure di sostegno in atto.
Il comparto del turismo è colato a picco, i lavoratori stagionali resteranno senza alcuna copertura, l’indotto subirà una crisi anche ad emergenza finita, cambierà il modo di viaggiare e la speranza è quella che i siciliani si riapproprino delle bellezze dell’Isola e quindi movimentino quantomeno il turismo interno.
Difficile sarà rimettere in movimento alberghi, b&b, case vacanze, piccole dimore che ospitavano turisti.
A questi si aggiungano tutti i bar e i ristoranti, le settimane di chiusura pesano, i mancati introiti di danaro rendono precaria la futura sopravvivenza, qualcuno è a rischio non apertura. Sono smarriti, anni di sacrifici per poi vedersi crollare il sogno di una vita, a questo si accompagna, evidenzia qualcuno di loro, l’amarezza di vedere i panifici che sfornano dolci.
Anche i panificatori lamentano un calo drastico della vendita: meno 60%.
Un altro settore al collasso è quello della Cultura e dell’informazione.
I teatri hanno avuto la stagione annullata, in futuro potrebbero avere una riduzione degli abbonamenti e nello sbigliettamento, tutto il comparto culturale che movimenta un indotto economico di ben 250 milioni di euro non è stato inserito nel decreto “Cura Italia” o meglio ci sono lavoratori che non potranno accedere al bonus dei 600 euro per gli autonomi.
Tempi bui anche per l’editoria, per la stampa cartacea e anche per quella online. Ci sarà tutto da ripensare e da rivedere, nuovi modi per fronteggiare questa crisi economica che non terminerà con quella sanitaria. Intanto c’è una prima boccata d’ossigeno, la conferenza Stato-Regioni ha raggiunto un primo accordo. Le Regioni potranno stornare il 20% dei fondi Fesr e Fes non ancora impegnati e immettere così liquidità, una cifra che per la Sicilia equivale a 1,2 milioni di euro.