"Mentre in Italia non si celebrano pubblicamente funerali né matrimoni, com'è stato possibile che a Messina in cento abbiano accompagnato al cimitero il feretro del fratello di un capomafia?".
Così il presidente della commissione regionale antimafia Claudio Fava. "Dietro la bara di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, sabato pomeriggio c'erano auto, moto, amici - continua Fava -. Dal sindaco Cateno De Luca, sempre pronto a rumoreggiare con la fascia tricolore al petto, stavolta e venuto solo il silenzio".
Su quanto accaduto sabato la questura di Messina ha avviato degli accertamenti. Secondo alcuni testimoni il corteo funebre si sarebbe poi ritrovato davanti al cimitero.
Non si è fatta attendere la risposta del primo cittadino messinese, che poche ore dopo ha spiegato come non vi sia stata alcune violazione delle norme anti assembramento: “Nessun corteo funebre né alcuna celebrazione religiosa, che sono peraltro vietati dalle disposizioni del Dpcm come ribadite dallo stesso arcivescovo di Messina che, da oltre un mese, ha vietato la celebrazione dei funerali. È solo sciacallaggio sui morti”.
Anche sul numero effettivo dei partecipanti al corteo De Luca ci tiene a precisare, affermando come sia stata ingigantita la reale portata degli eventi: “Dunque, quanto in modo becero è definito ‘corteo funebre con oltre cento persone’ non è altro che un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto, in numero non superiore alla trentina“.