Proprio in questi giorni dopo due mesi dal primo allarme lanciato da Coldiretti per il rischio di mancanza di manodopera straniera in agricoltura, l'arco costituzionale dei partiti si divide sia sul tema della regolarizzazione che della stabilizzazione delle condizioni del lavoro.
Tutte le posizioni in campo considerano i lavoratori in un’ottica utilitaristica e dalla prospettiva dei datori di lavoro. In questo contesto è stata lanciata la Campagna: Portiamo l’Acqua al Ghetto di Campobello. Lo scopo è quello di accendere l’attenzione sulla condizione dei lavoratori migranti ritenuti essenziali nel dibattito pubblico per il funzionamento del sistema agroalimentare e di portare l'acqua, un bene primario, al ghetto tra Campobello di Mazara e Castelvetrano. L’obiettivo è dare una risposta concreta per la prossima stagione di raccolta che inizierà a Settembre 2020, momento in cui tanti lavoratori provenienti da ogni parte della Sicilia e non solo vi si recano per lavorare nonostante le condizioni di vita degradanti.
La Campagna Portiamo l’acqua al ghetto di Campobello rappresenta l’unione di singoli e di associazioni nell'esercizio di un'azione di solidarietà attiva che vuole anche sostenere delle istanze fondamentali e portare l'attenzione degli amministratori locali su un non-luogo che non può continuare ad esistere, in quanto luogo di annullamento dei diritti e della dignità delle persone.
Essendo noto che l'amministrazione di Castelvetrano si sia prodigata per un intervento a tutela delle condizioni igienico-sanitarie minime durante l’Emergenza da Covid-19, provvedendo a delle forniture d’acqua, la Campagna esprime apprezzamento per il buon esempio di responsabilità, ma chiede che - come tale - vada assunto fino in fondo.
Per questo motivo è stata inoltrata una lettera ai sindaci di Castelvetrano e Campobello di Mazara dove si chiede di uscire dall’ottica emergenziale che ha sempre caratterizzato l’approccio ai ghetti.
E’ necessario ora più che mai che i Comuni interessati, oltre a garantire sempre l’accesso all'acqua negli insediamenti informali, tramite il posizionamento di fontanelle/rubinetti nelle vicinanze del ghetto, si attivino per istituire un registro anagrafico per le persone senza fissa dimora, così come previsto all'art. 1 della Legge 24 dicembre 1954 n. 1228 e dal regolamento contenuto nel D.P.R. 30 maggio 1989 n. 223; avviino un censimento di tutti gli immobili in disuso di proprietà pubblica e privata da concedere in locazione ai braccianti agricoli che vivono e lavorano in situazione di sfruttamento nel territorio compreso tra Campobello di Mazara e Castelvetrano.
La Campagna chiede inoltre che i Sindaci assumano il ruolo di garanti nella gestione della domanda e offerta di immobili da locare, istituendo anche un fondo di garanzia per i canoni di locazione. Portiamo l’Acqua al ghetto di Campobello resta in attesa di riscontro da parte delle amministrazioni locali e si rende disponibile a qualsiasi tipo di confronto per la realizzazione di soluzioni concrete non di carattere emergenziale nel rispetto dei diritti umani e della dignità dei lavoratori.