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23/05/2020 08:23:00

Giornalismo e mafia. Cavallotti: ecco la replica mai pubblicata da Borrometi 

 Un editoriale di Paolo Borrometi su Euro Impianti del 2014. Le gravi affermazioni del giornalista (ai tempi ancora blogger) contro i Cavallotti, assolti quattro anni prima.  Un’interrogazione del senatore grillino Mario Michele Giarrusso del 2015. Una nota della Procura della Repubblica di Ragusa sulle minacce contenute in una replica (mai pubblicata su “La Spia”) inviata da Vito Cavallotti (omonimo di uno zio assolto con sentenza irrevocabile) e denunciate da Paolo Borrometi. La risposta dell’allora sottosegretario del Ministero dell’Interno Filippo Bubbico e il potenziamento del servizio di scorta al giornalista. 

È questa la sintesi dei fatti resi noti nella giornata di ieri a seguito di un articolo di Tp24 che hanno scosso l’opinione pubblica e, in particolare, l’ambiente dell’antimafia.

Ad avere sollevato l’indignazione generale, il riferimento all’editoriale di Borrometi “L’affare Italgas: i fratelli Cavallotti e la mafia nell’azienda (dello Stato) commissariata”, unitamente ai dubbi sulla possibile superficialità impiegata nel potenziare il servizio di scorta al giornalista.

Quali minacce avrebbero ravvisato Paolo Borrometi, la Procura della Repubblica di Ragusa e il Ministero dell’Interno nella replica mai pubblicata?

Si rimanda ogni considerazione oggettiva del caso ai lettori relativamente alla mail inviata il 29 ottobre 2014 alle 19:01 da Vito Cavallotti a Paolo Borrometi, oggi vice direttore dell’agenzia stampa "AGI".

***

Egregio Dott. Paolo Borrometi, 

mi chiamo Vito Cavallotti. Con mio grande rammarico e disappunto, continuo a constatare come giornalmente si cerchi in tutti i modi e a tutti i costi (e soprattutto in maniera ingiustificata e criminale) di accostare il nome dei CAVALLOTTI - della quale famiglia io faccio parte - alla MAFIA. 

Non capisco se viene fatta in maniera involontaria o volontaria, però di una cosa sono certo ovvero che tale azione viene fatta con ignoranza processuale, e a mio modesto parere intellettuale. 

Un comune cittadino, alla quale categoria io appartengo, si aspetta dai media, dalla stampa e dai giornalisti (categoria a cui lei dice di appartenere, che sono la parte vitale operante degli stessi) che riporti nei propri articoli e/o servizi la VERITÀ OBIETTIVA su fatti e/o eventi realmente accaduti. 

Ciò significa che quando un “GIORNALISTA” scrive deve essere pienamente responsabile e consapevole che quanto da egli riportato potrebbe avere conseguenze sulla vita di altre persone e, pertanto, deve scrivere e riportare la realtà dei fatti, libero da ogni condizionamento e, soprattutto, deve avere piena cognizione e conoscenza dei fatti in ogni sua sfaccettatura. Orbene, leggendo il suo articolo, io che in qualche modo conosco le realtà degli argomenti da Lei trattati, mi accorgo immediatamente che Lei lo ha scritto facendo un collage di informazioni pervenutegli in modo frammentato e confuso, e che altrettanto confusamente ha riportate nel suo articolo, omettendo (forse per “ignoranza processuale”) la VERITÀ OBIETTIVA dei fatti costituita da sentenze giudiziarie già DEFINITIVE dalle quali si evince in maniera netta e univoca che I CAVALLOTTI NON SONO MAFIOSI E NON HANNO NULLA A CHE FARE CON LA MAFIA E CON SOGGETTI AD ESSA APPARTENENTE. 

La invito invece, per un momento, a immaginare la reazione di un cittadino non informato della realtà dei fatti, alla lettura del suo articolo, alle conclusioni che lo stesso trarrebbe dallo stesso ovvero alla fine della lettura verrebbe fuori questo risultato: 

CAVALLOTTI = MAFIA 

Ora la invito ad immaginare che opinioni possa farsi colui il quale legge, nei confronti dei Cavallotti. 

Poniamo il caso che chi legge, oltre ad essere un comune cittadino, ricopre qualche ruolo nella società, ad esempio sia un datore di lavoro alla ricerca di personale, un direttore di banca, un funzionario delle forze dell’ordine, un personaggio politico, un responsabile di società private e/o pubbliche, un giudice, un padre di famiglia, padre di un compagno di banco dei miei figli, ecc… cosa accadrebbe nella nostra quotidianità? 

Ecco cosa accadrebbe: 

- nel caso del datore di lavoro, non appena un CAVALLOTTI presenta la propria candidatura per un lavoro, la stessa viene cestinata senza neppure guardarla; 

- nel caso di un direttore di banca, non appena un CAVALLOTTI si presenta per la richiesta di un finanziamento e/o l’apertura di un c/c ti sbattono, a volte anche in modo ineducato, la porta in faccia; 

- nel caso di un funzionario delle forze dell’ordine, guarderà un CAVALLOTTI con sospetto; 

- nel caso di un personaggio politico neanche ascolterà le tue rimostranze; 

- nel caso di un responsabile di società non affiderà alcun incarico; 

- nel caso di un giudice, potrebbe farsi condizionare nell’esercitare la sua attività. Nel caso del padre di famiglia spingerà il figlio ad emarginare il figlio di un CAVALLOTTI. 

Ora, si metta per un nano-secondo nei miei panni, un CAVALLOTTI che, oltre a subire 16 - anzi ormai 17 anni - di ingiustizie, angherie, deve giornalmente, come ogni comune cittadino, cercare di campare la famiglia, cercare di pagare i propri debiti. E provi un momento ad immaginare quale possa essere il mio stato d’animo leggendo un articolo come il suo, basato sul nulla e che non riporta con obiettività i fatti.

In conclusione quello che mi preme ribadire, anche con forza e orgoglio, è che:

1) I CAVALLOTTI (dal più grande al più piccolo) NON SONO MAFIOSI E NON HANNO NULLA CHE FARE CON ESSA E NE CON PERSONAGGI AD ESSA AFFILIATI (questo lo ha certificato una sentenza del tribunale di Palermo); 

2) I CAVALLOTTI SONO DELLE PERSONE PER BENE E DEI GRANDI ED INFATICABILI LAVORATORI CHE DA GENERAZIONI SI TRAMANDANO I VALORI DI RISPETTO DEL PROSSIMO E DELLE ISTITUZIONI ONESTÀ SOCIALE ED INTELLETTUALE 

3) CHE I CAVALLOTTI, OLTRE A ESSERE STATI VITTIME DELLA MAFIA, SONO VITTIME DI UN SISTEMA GIUDIZIARIO INGOLFATO E GESTITO DA PERSONE CHE NON HANNO IL SENSO DELLE ISTITUZIONI E DEL RISPETTO DEL PROSSIMO

Pertanto, la invito - come diciamo noi siciliani - “A PASSARSI LA MANO SULLA COSCIENZA”, e a riflettere serenamente con obiettività e professionalità sulle eresie da lei scritte nell’articolo pubblicato. 

Le manifesto inoltre la mia disponibilità, qualora ne riscontrasse la necessità per il solo scopo di far emergere la VERITÀ OBIETTIVA dei fatti, a rispondere ad ogni sua domanda e a produrre ogni documento in mio possesso, affinché LEI possa fare chiarezza nei suoi vaneggiamenti espressi nell’articolo, e quindi diffondere la realtà quella VERA e non distorta delle cose. 

Distinti Saluti

Vito Cavallotti