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27/05/2020 07:26:00

Sicilia, 8 arresti per mafia. Così i boss organizzavano la loro lista civica

I carabinieri in Sicilia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 8 persone accusate di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale.

L’operazione rappresenta la prosecuzione di una inchiesta del Nucleo Investigativo di Palermo sul mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno che aveva portato all’arresto di 19 persone, tra cui Filippo Bisconti, poi divenuto collaboratore di giustizia, e Salvatore Sciarabba, ritenuti co-reggenti della cosca, Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, recentemente morto in carcere per Covid, e Stefano Polizzi, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta.

L’indagine è proseguita accertando il ruolo nel clan di Stefano Polizzi e Domenico Nocilla.

Registrato in diretta un summit nel quale - tre anni fa - i boss avrebbero anche parlato di politica con l'intenzione di creare una lista civica per poter partecipare alle elezioni comunali che si dovevano tenere a Misilmeri. Un progetto andato a monte per gli arresti del dicembre del 2018 quando sempre i carabinieri bloccarono il tentativo di ricostituire la cupola, la commisione provinciale di cosa nostra dopo la morte di Totò Riina.

Custodia cautelare in carcere per Salvatore Sciarabba, già detenuto per il blitz Giuseppe Bonanno, Stefano Casella, Carlo Noto che si trova negli Stati Uniti, Claudio Nocilla, Alessandro Imparato. Arresti domiciliari per Giuseppe Rizzo e Giuseppe Contorno.

A casa di Noto, imbianchino e incensurato, i mafiosi avrebbero parlato di estorsioni e appalti. C'è anche un caso di 'cavallo di ritorno' per un camion e un escavatore rubati a un imprenditore legato al mandamento mafioso di San Mauro Castelverde (Palermo) nell'inchiesta. In particolare, l'imprenditore, per riottenere i propri mezzi d'opera, ha fatto ricorso "all'intermediazione di diversi esponenti mafiosi che, a fronte di una richiesta iniziale di 8.000 euro, riuscivano a diminuire la cifra, pretendendo e ottenendo per la restituzione 2.800 euro", raccontano gli inquirenti.