Prete va in carcere per dire messa, ma nasconde nove cellulari per i detenuti.
Si è recato nel carcere di Carinola (Caserta) per celebrare la messa domenicale, ma nelle buste di sigarette e tabacco che voleva portare ai detenuti la polizia penitenziaria ha trovato nove cellulari, completi di caricabatteria e cavetti usb.
Il sacerdote, un assistente del cappellano titolare, ha risposto per ore alle domande del pm di turno, mentre le forze dell’ordine cercano di capire a quali reclusi fossero diretti i telefonini e chi abbia consegnato al prete il carico nascosto nel tabacco.
La posizione dell’assistente cappellano è al vaglio della procura di S. Maria Capua Vetere, anche se in Italia l’introduzione di cellulari in carcere - a differenza di quanto avviene in altri Paesi - non è reato, questione su cui da tempo i sindacati di polizia penitenziaria chiedono interventi.
Il sacerdote, P.M., è noto nel carcere di Carinola - istituto di `media sicurezza´ con circa 500 detenuti - anche perché segue i reclusi con permessi di lavoro al di fuori della struttura.
Quello dei nove cellulari introdotti in carcere da un sacerdote è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi moltiplicatisi da quando le norme anticovid hanno sospeso i contatti dei reclusi con i familiari.