Massimo Pastore, attore, regista, docente di teatro, fondatore e animatore del TAM, Teatro Abusivo di Marsala. Ci dispiace sentire che il TAM è una delle vittime del lockdown dovuto al Coronavirus e soprattutto della politica che non dà risposte alle esigenze nate dalla chiusura forzata.
Noi rischiamo di chiudere, è inutile fare giri di parole. Non abbiamo mai chiesto contributi e ci siamo basati su una sorta di autofinanziamento. Come tutte le piccole realtà di formazione facciamo i nostri spettacoli sotto forma di saggio degli allievi, e oggi siamo travolti. Siamo fermi da quattro mesi, in un locale dove paghiamo affitto e bollette. Non abbiamo la possibilità di contare su quel piccolo contributo volontario che danno i nostri ragazzi e siamo così in una fase drammatica, che costa a me personalmente dieci anni di vita, di sogni, di entusiasmo, ma per la quale nessuno sembra avere interesse.
E’ molto triste tutto ciò. C’è stato un incontro con l’amministrazione?
Sì, ho partecipato ad un incontro convocato dalla commissione cultura del Consiglio Comunale di Marsala. Penso che i propositi fossero buoni, ma i risultati assolutamente inconcludenti. Non c’è una strategia, non c’è un progetto, non c’è una visione che venga dalle istituzioni a favore di queste realtà. Ho detto in quella giornata che mi sembrava scandaloso che si venisse convocati per vedere se c’era possibilità di fare qualche spettacolo d’estate. Sono vent’anni che ogni estate siamo convocati dalle varie giunte.
In questo senso il Coronavirus non ha cambiato nulla.
Non ha cambiato nulla. Non ci sono state date risposte e soprattutto ho preso atto che non c’è nessuna strategia.
Il Comune potrebbe concedervi uno dei tanti locali inutilizzati che ha.
Io l’ho chiesto, al sindaco, all’assessore e l’ho ribadito in quella riunione ma non ho avuto nessuna risposta. L’unica cosa che ci hanno detto è che, se vogliamo possiamo fare lo spettacolo in programma questa estate. Io penso che le istituzioni avrebbero il dovere di considerare e riflettere come dice Baricco, sul fatto che mai i teatri in 2500 anni di storia si sono chiusi facendoli diventare il luogo privilegiato del pericolo del contagio. In altri tempi i teatri sarebbero diventati i luoghi del confronto, del dibattito, dove costituirsi come comunità, invece, li abbiamo chiusi e nessuno ci sta dicendo come si intende procedere. A Livello locale si potrebbe fare molto, si potrebbero dare spazi, investire quelle poche somme nella produzione. Il Comune non è un’agenzia di spettacolo che compra, i migliori Comuni li producono gli spettacoli e poi li vendono, altrimenti siamo una semplice bottega, dove qualcuno arriva propone qualcosa e abbiamo fatto la nostra bella estate e io trovo tutto questo scandaloso e triste.