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09/07/2020 06:00:00

Sicilia: abusivismo edilizio, inquinamento e pesca di frodo i nemici del nostro mare

 Cemento e abusivismo edilizio, inquinamento delle acque, pesca di frodo. Sono questi i nemici del mare che continuano ad allarmare Legambiente, che  anche in un anno particolare come questo 2020 - continua a denunciare queste pratiche criminali, convinta che la sfida si possa vincere, oltre che sul piano della legalità, della sicurezza e della salute, anche su quello culturale.

 Sono 23.623 i reati ambientali contestati in Italia nel 2019, con un incremento del 15,6% rispetto al 2018. Sono questi i numeri che emergono dal dossier Mare Monstrum 2020, redatto dall’Osservatorio nazionale Ambiente e legalità di Legambiente che vede oltre la metà delle infrazioni contestate (il 52,3%) concentrarsi tra Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Sono invece 6.486 i sequestri effettuati (con un incremento dell’11,2%), per un valore economico che ammonta a circa 520 milioni di euro.

Mare Monstrum”  - Con i dati delle Forze dell’ordine e dalla Capitanerie di porto relativi al 2019 “fotografa” qual è stato, prima dell’emergenza coronavirus, l’impatto delle attività illegali in mare e lungo le coste. Numeri, come vedremo, purtroppo in crescita rispetto al 2018, con oltre 23mila infrazioni accertate e un incremento del 15,6% rispetto al 2018. E storie di quell’Italia illegale che sembra aver ripreso a pieno ritmo le sue attività, dopo la fine del lockdown. A cominciare dall’abusivismo edilizio, che continua a oltraggiare le aree costiere di diverse regioni, tra case per le vacanze costruite in tutta fretta e stabilimenti balneari che occupano il demanio per conquistare illegittimamente spazio ai loro ristoranti e alle loro discoteche.

Il cemento sulle spiaggia - E’ indubbiamente tra i nemici peggiori e più insidiosi. Basta guardare, da terra o da mare, per capire come quella del cemento illegale che ha cinto d’assedio le nostre spiagge sia una delle piaghe più devastanti per il nostro ecosistema costiero. E accanto al cosiddetto vecchio abusivismo, quello che sopravvive alle demolizioni, c’è quello nuovo, di coloro che, nonostante tutto, continuano a ritenere un diritto il godimento della vista mare dalla finestra di casa. Una situazione suffragata dai dati, che attestano come, nelle regioni litoranee, i reati legati al ciclo del cemento siano il 42,5% del totale: 10.032 illeciti, 7550 persone denunciate o arrestate e 2684 sequestri nel corso del 2019.

Le Regioni più abusive - A guidare la classifica c’à sempre la Campania, con il 17,1% dei reati nazionali, seguita dalla Puglia, dal Lazio, dalla Calabria e dalla Sicilia. magari allungando qualche mazzetta. Dopo tanti anni, sulle pagine di questo dossier, dobbiamo parlare ancora di Ischia, della costa campana, di Scala dei turchi e Triscina in Sicilia, del litorale calabrese e del Salento. Posti dove purtroppo l’abusivismo edilizio è “di casa”. Fino alle isole minori, gioielli in mezzo al mare come Lampedusa, le Eolie, Capri. Luoghi sui quali l’appetito degli abusivi non sembra dover mai calare. Accanto alle villette, poi, le cronache locali ci raccontano di una miriade di chioschi, ristoranti, parcheggi, piscine, strade tracciate sulle dune e scalette scolpite nella roccia.

La Sicilia e i suoi "casi esemplari": Triscina e Marsala - Triscina, la località balneare di Castelvetrano, è per Mare monstrum, il caso esemplare di insediamento abusivo a pochi passi dalle onde. Qui ci sono 5mila case illegali, di cui 1.300 insanabili. Basta guardare una foto aerea per avere chiaro come sono sorte quelle case. Un agglomerato fatto a pettine, con i lotti stretti stretti lungo una miriade di stradine parallele che si tuffano nella sabbia, per riuscire a realizzare quante più villette per le vacanze possibile. E’ oggetto di una telenovela che dura da decenni, con gli abusivi organizzati che non perdono occasione per fermare le ruspe.  Altra criticità in provincia di Trapani è rappresentata dal litorale di Marsala. Secondo il censimento del Comune, qui ci sono non meno di 500 immobili colpiti da un ordine di abbattimento. Negli ultimi dieci anni, tra interventi pubblici e autodemolizioni da parte dei proprietari, ne sono stati abbattuti meno di una cinquantina.

 

Scala dei turchi - Restando i Sicilia, non possiamo non tornare a Realmonte, in provincia di Agrigento, dove dopo decenni di battaglie anche nelle aule giudiziarie, Legambiente ha ottenuto la demolizione degli scheletri che deturpavano la spiaggia della celebre Scala dei Turchi, sito che attrae turisti da ogni parte del mondo. Ma a portare nuovamente questi luoghi alla ribalta è una lottizzazione, il Borgo di Scala dei turchi, che nel 2013 prevedeva la realizzazione di 50 villette di lusso a poco più di un chilometro dalla scogliera di marna bianca, fermate da un procedimento giudiziario innescato da Legambiente. Lo scorso febbraio la sentenza del Gup di Agrigento ha confermato il reato di lottizzazione abusiva e condannato i legali rappresentanti, il presidente della società proprietaria del sito e dell’impresa costruttrice, nonché il progettista e un funzionario della Soprintendenza, imponendo la demolizione delle costruzioni già realizzate.

Altro caso è l'Isola di Salina - L’isola di Salina, per molti anni esempio di buona gestione ambientale, sta vivendo un periodo molto delicato. Sconvolta da scandali e abusi, rischia anche di vedersi sfregiata da un porto turistico da 200 posti barca nella rada di Rinella. A fine agosto dell’anno scorso, la Mare Monstrum 2020 Dossier di Legambiente 17 Procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha iscritto nel registro degli indagati 85 persone a valle di un’indagine che ha messo sotto la lente le attività nei comuni di Malfa e Santa Marina Salina, dal 2014 al 2017, coinvolgendo ex amministratori, tecnici comunali, progettisti, imprenditori, esponenti delle Forze dell’ordine e proprietari di immobili. Il magistrato ha descritto la situazione parlando di “un’associazione per trarre vantaggi personali, anche immateriali, per commettere veri delitti contro la pubblica amministrazione. Controlli sulle costruzioni abusive fatti “pro forma”, non segnalando gli illeciti alla magistratura”. Ma non è tutto. Sull’Isola verde c’è un’altra minaccia da sventare: il porticciolo turistico sponsorizzato dal sindaco di Leni, con un investimento di oltre 60 milioni di euro per 200 posti barca, oltre all’attracco per le navi e gli aliscafi. Un’opera che ci riporta indietro di trent’anni, quando l’unica scellerata idea di progettazione sulle piccole isole italiane riguardava proprio i porti turistici. Oltre all’inevitabile impatto paesaggistico su un piccolo centro come quello della frazione di Rinella, preoccupano le opere di viabilità accessorie che dovrebbero essere realizzate per servire il previsto aumento di traffico veicolare. Senza considerare che sulla stessa isola, a meno di quattro miglia di distanza, esiste già un porto turistico.

La pesca di frodo in Italia - Ancora un anno, il 2019, in cui la pesca illegale e “irresponsabilmente legalizzata” continua a farla da padrone nel Mediterraneo. Sono state sequestrate oltre 553 tonnellate complessive di pescato, con il Veneto che primeggia per pesce, caviale, salmone e tonno, con oltre 140 tonnellate (Veneto, Sicilia e Puglia coprono il 70,9% dei sequestri totali) e per datteri, crostacei e molluschi, con quasi 50 tonnellate (Veneto, Puglia e Sicilia coprono il 74,9% del totale). La Calabria, invece, spicca per sequestri di novellame, con quasi 3 tonnellate (Calabria, Sicilia e Puglia coprono il 79,8% del totale). Oltre 7.500 gli attrezzi da pesca e quasi 69 i chilometri di reti da posta derivanti sequestrati con “solo” 5.207 illeciti accertati (dei quali ben 1.204, pari al 23,1% del totale, in Sicilia, saldamente in testa alla classifica) per una media nazionale di 0,7 illeciti per km di costa. Una conferma delle armi palesemente spuntate oggi disponibili per un’efficace azione di prevenzione e contrasto da parte di Capitanerie di porto, forze di polizia e magistratura.