Sono ancora tante le reazioni contrarie al voto con il quale il consiglio comunale di Marsala ha approvato l'istituzione del "registro dei bimbi mai nati".
Ninni Terminelli, presidente e Mariella Domingo, riferimento a Marsala dell’Associazione Sinistra delle Idee dichiarano: "Esprimiamo grande apprezzamento per le consigliere comunali di Marsala Luana Alagna e Linda Licari che oggi hanno votato contro la medioevale proposta di istituire un registro dei “bambini mai nati”. Un atto, approvato a larga maggioranza, con il voto favorevole anche di esponenti del PD, che evidenzia quanto sia lunga la strada del rinnovamento del partito in Sicilia. Un grave atto che espone le donne ad un giudizio morale di condanna, certificato da un freddo atto burocratico che mortifica la sofferenza della scelta più dolorosa della vita di una donna".
E' stato lanciato un appello che ha coinvolto iscritte e iscritti del Partito Democratico siciliano ed elettori: "Il consiglio comunale di #Marsala la settimana scorsa ha votato favorevolmente per istituire un “registro dei bambini mai nati”, una proposta oscurantista che, così come spiegato dalla consigliera promotrice, è volta alla tutela della vita.
La notizia è balzata sulla cronaca nazionale, trovando molto spazio soprattutto sui giornali di destra, a conferma che certe posizioni non sono isolate e locali, ma rientrano in un progetto più ampio, che ci riporta alla mente le tristi giornate di Verona.
Tante, tuttavia, sono state le prese di posizione di singoli ed associazioni che si occupano di donne e di diritti, e questo è importante.
Attendiamo ancora una presa di posizione del Partito Democratico, convinte che su certi temi, proprio nel rispetto della libertà di coscienza dei singoli e di ognuno, un partito debba schierarsi ed avere le idee chiare.
Riteniamo che le parole siano importanti, solo il fatto di pronunciarle, di richiamarle e scriverle su dei documenti amministrativi abbia conseguenze culturali importanti, sulla mente e sul pensiero di chi le ascolta, e aprono la strada verso fattispecie che altrimenti non avrebbero luogo. Per questo chiamare “bambino” il frutto del concepimento non solo non è corretto, considerato che non vi è stata nascita, ma nasconde fini che vanno oltre la semplice modifica di un testo regolamentare.
Noi non rimaniamo indifferenti, lo dobbiamo alle donne che dopo anni di lotte e sacrifici hanno conquistato diritti, oggi acquisiti ma che, a ben vedere, rischiano quotidianamente di essere messi in discussione.
Riteniamo che il voto del consiglio comunale rappresenti una pagina triste della storia di Marsala, perché entra a gamba tesa in un tema delicato, attaccando, neppure tanto indirettamente, i diritti delle donne, e manipolando anche l’intimità di una scelta, il dolore di un momento che segna profondamente la vita di una donna, aldilà delle modalità con cui questo avvenga.
Riteniamo che utilizzare un consiglio comunale per attaccare una norma di civiltà sia particolarmente grave e inopinatamente invasivo, e dimostra chiaramente quale sia l’idea di città che qualcuno vorrebbe far prevalere, una Marsala medievale che pensando di tutelare le donne scivola verso la loro colpevolizzazione.
Da donne e democratiche non possiamo tollerare che passi questo messaggio e facciamo nostre le prese di posizione di tante donne e uomini e di tutte quelle associazioni che hanno manifestato pubblicamente la loro disapprovazione e le loro preoccupazioni, che si battono ogni giorno per la tutela dei diritti delle donne e che troveranno sempre spazio nel Partito Democratico che vogliamo.
I diritti vanno garantiti e tutelati sempre, protetti e ampliati, si possono non esercitare, ma porre le basi per la loro messa in discussione è inaccettabile. Le scelte etiche non devono mai sconfinare in quelle politiche affinché i codici morali, plurali in uno Stato di diritto, non si sovrappongano mai al codice penale, e non può di certo farlo un atto consiliare.
Chiediamo l’adesione delle democratiche ma anche dei democratici, di iscritti ed elettori del Partito Democratico.
La Cgil provinciale e l'Udi hanno scritto al Sindaco di Marsala (che in realtà con questa mozione non c'entra nulla):
Le scriventi avendo appreso dai mezzi di informazione quanto Deliberato dal Consiglio Comunale di Marsala in riferimento al “Registro dei bambini mai nati”, chiedono a tutto il Consiglio che RIFLETTA sul contenuto di tale mozione, in quanto viola il diritto alla riservatezza in materia di sanità, sfiorando un principio di anti costituzionalità e pertanto DECIDA il RITIRO di tale mozione.
Il tema in questione affrontato tratta di una materia ampiamente normata che fino ad ora ha garantito regole universali e diritti costituzionali e che pertanto “non si capisce proprio l’esigenza di minare, a meno che non si voglia mettere in discussione l’autodeterminazione delle persone, la libera scelta delle donne e imporre, attraverso provvedimenti amministrativi, nel nome del diritto alla vita, cosa si deve o non si deve fare per non urtare la presunta "etica comune”.
Perdere un figlio durante la gestazione, magari anche in fase avanzata, è sicuramente un trauma, un dolore atroce e si comprende il desiderio di avere un luogo dove poterlo seppellire e piangere. Ma nell’azione in questione non si comprende l’obiettivo di dare conforto a chi ha perso un figlio prima di poterlo stringere a se, ma il tentativo, inquietante, di gestione di questioni che appartengono a scelte decisive per la vita delle donne”. Va ricordato che l’art. 1 del cod. civile subordina la capacità giuridica (capacità di essere titolari di diritti e doveri) alla nascita, salvi gli specifici diritti riconosciuti al “concepito” dalla legge specifici diritti che si trovano nella legge sulla interruzione volontaria della gravidanza (194), nella legge sulla procreazione medicalmente assistita e in varie disposizioni anche del codice. Si evince chiaramente che l’embrione non è un essere umano, che viene considerato “bambino” dal protocollo di Harvard dalla 28 settimana di gravidanza, cui aderiscono i Paesi che legalizzano l’aborto.
Di fatto cambiare la definizione di “prodotto del concepimento” in “bambino”, è quindi andare contro la giurisprudenza in materia.
Inoltre, le leggi attualmente vigenti (285/1990 e DPR 254/2003) in materia di sepoltura per i feti, dispongono che, prima della ventesima settimana, i feti possono essere reclamati dalla famiglia, diversamente vengono smaltiti come materiale organico. Fino alla ventottesima le
aziende ospedaliere sono obbligate alla tumulazione in fosse comuni, sempre che i genitori non preferiscano un'altra sistemazione. E dopo la ventottesima settimana, possono essere registrati all'anagrafe come nati morti e avere una tomba con lapide ed epitaffio come tutti.
Dalla suddetta delibera - che specifica che la registrazione si potrebbe fare anche SENZA l’autorizzazione dei genitori - non si comprende secondo quale prassi ció possa avvenire, senza che la terza parte che dovrebbe interessarsi e farsi carico (anche economico) della tumulazione non leda il diritto alla riservatezza di chi ha scelto/subito l’aborto .
Occorrono campagne di più informazione . Nella realtà, pur esistendo una specifica normativa , essa è nella maggior parte dei casi ignorata o disattesa in molte strutture ospedaliere. Al momento della raccolta del consenso informato, i genitori non sempre vengono ben informati su cosa è possibile fare nel caso in cui il loro bambino nasca senza vita. Tuttavia essi hanno la possibilità di chiedere, se ne fanno istanza, la sepoltura anche se in età inferiore alle 20 settimane.
Un ruolo di primaria importanza deve essere svolto dai consultori, costantemente sotto organico ed in molti casi carenti di psicologi e di quelle figure in genere che possono assistere le donne anche nel difficile percorso di interruzione della gravidanza.
Ed occorrono percorsi di informazione e prevenzione, soprattutto nelle scuole, tra i mediatori culturali e nelle comunità straniere , adoperarsi per il diritto alla vita partendo dai giovani per una cultura alla rispetto alla vita.